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NUMERIAMOCI SU – Napoli-Chievo: Hamsik l’universitario e il Manolo ritrovato

Ritorna l’appuntamento con la rubrica di MondoNapoli denominata “Numeriamoci su” nella quale, il giorno dopo ogni partita del Napoli, andremo rivivere il match degli azzurri valutandolo dal punto di vista tattico e statistico. Un analisi utile per comprendere ed approfondire le scelte di Sarri e dell’avversario di turno.

Ieri sera al San Paolo il Napoli ha ospitato il Chievo Verona, squadra autrice fino a qui di un ottimo campionato.  Sarri conferma il consueto 4-3-3, proponendo dal primo minuto Maggio al posto Hysaj, Zielinski per AllanInsigne per Mertens e in attacco Gabbiadini preferito a MilikMaran risponde con un 4-3-1-2.

L’idea tattica di Maran – Il tecnico dei clivensi opta per un modulo quasi speculare a quello partenopeo ma con qualche leggera differenza dopo la linea mediana. Il trequartista rappresenta infatti una mossa atta a destabilizzare la linea difensiva azzurra. La posizione di Birsa, posto a galleggiare tra la marcatura su Jorginho e la possibilità di smistare palloni in attacco è la chiave attraverso la quale il Chievo ha tentato di rallentare il palleggio azzurro costringendolo ad abbassare il proprio baricentro. Linee di passaggio congestionate anche dalle due punte veronesi, stabilmente in pressing sui centrali difensivi azzurri. In fase di non possesso il Chievo lascia spazio al Napoli di salire schierandosi in pratica a 5 sulla linea mediana cercando di condurre gli azzurri ad ampliare eccessivamente le proprie giocate con il rischio di sfilacciamenti pericolosi. L’idea tattica di Maran sbatte però sul muro azzurro, dotato maggiormente fisicamente e tecnicamente. Non a caso l’accuracy dei partenopei è stata del’89% ieri, in linea perfetta con la media stagionale, e sul piano fisico svetta con un notevole 61% di contrasti aerei vinti.

Le varianti tattiche di Sarri – Il mister toscano effettua turnover ma non si notano differenze. La squadra corre ed è ruspante, aggira con abile tecnica e sapiente tattica il muro eretto dai clivensi non permettendo loro diritto di replica. Gli azzurri non buttano mai via il pallone, nel momento in cui una corsia è chiusa ecco pronto lo scarico rasoterra coinvolgendo anche la linea difensiva (permettendo dunque anche una supremazia territoriale attraverso l’avanzamento del baricentro) e palla che si dirotta in corsia opposta e cross rapido a cercare l’inserimento centrale in area. Movimenti rapidi e collaudati, alimentati da tecnica sopraffina che permette agli interpreti azzurri di scavalcare il centrocampo denso avversario e proporre gioco in superiorità numerica sulle fasce, permettendo alle ali offensive di entrare dentro il campo avendo diverse soluzioni di passaggio. Il Napoli dimostra la capacità di alternare le proprie giocate attraverso cambi gioco sia alti che bassi, ribaltando il fronte con la pazienza di ha coscienza dei propri mezzi. Se analizziamo il bilanciamento offensivo azzurro notiamo infatti che gli uomini di Sarri sfruttano quasi indifferentemente le due fasce (35% quella destra e 53% quella si sinistra) occupando molto meno la zona centrale (12%), occupata dai mediani clivensi. Nonostante il valore possa essere basso, in realtà è sufficiente per gli azzurri per ribaltare le azioni di gioco e sfruttare la zona come filtro da cui deviare gli attacchi agli uomini di Maran. Le diverse soluzioni tattiche permettono in fatti agli azzurri di prendere possesso della partita e di gestirla nella ripresa senza correre particolari rischi. Zielinski ed Hamsik  su tutti si sono evidenziati per qualità di gioco. Il polacco e lo slovacco sono in cima alla classifica con i loro 12km percorsi a testa, ritmo perpetuo per loro che proprio nella zona centrale del campo e in affiancamento agli esterni hanno prodotto i pericoli maggiori per il Chievo.

La conclusione – Il Napoli dimostra di poter abbandonare senza problemi il concetto dei titolarissimi, cambia i propri interpreti mail gioco resta altamente qualitativo. Riesce persino a gestire la gara nella ripresa pur avendo dinanzi un avversario ostico, segno inequivocabile di una crescita e maturità che rappresenta la caratteristica fondamentale per essere grandi nel regno dei più forti. Gabbiadini che ritrova il gol ed una prestazione condita da movimenti da attaccante in via di guarigione rappresenta motivo di speranza, speranza perché averlo a pieni giri potrebbe significare godere di maggiori possibilità di successo. Zielinski infine rappresenta una certezza che si consolida partita dopo partita, il ragazzo ha numeri e visione di gioco di un autentico numero uno. Insomma, sperare non è da folli e l’unica vera follia dovrà essere quella di provarci fino alla fine, non farlo sarebbe proprio una bestemmia come direbbe Sarri.

Buon campionato a tutti

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