Home Rubriche MAREKIARO: “Dopo il litigo con Radosevic, anche Mazzarri voleva andar via ed...

MAREKIARO: “Dopo il litigo con Radosevic, anche Mazzarri voleva andar via ed io pensai di seguirlo…”

Rieccoci ad analizzare il viaggio del capitano azzurro in questo, ormai consueto, appuntamento settimanale. Lo slovacco, ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia edita da Mondadori Electa, contenente un racconto introduttivo dello scrittore Maurizio De Giovanni. E’ proprio con la prima parte di questo testo che abbiamo inaugurato la rubrica. La volta scorsa abbiamo iniziato con l’analisi delle parole direttamente raccontate da Marek Hamsik. Quest’oggi daremo voce a nuove curiosità, riguardanti, questa volta, sul suo litigio con Radosevic e il rapporto con Mazzarri.

Entrare nel cuore delle persone significa ragionare con il cuore.
Usare la testa è importante ma i rapporti migliori che ho coltivato negli 11 anni trascorsi a Napoli sono quelli in cui c’è stato uno scambio emotivo. Non mi piacciono le effusioni, quelle non mi riescono neanche con i miei figli ma io parlo proprio di intesa, dove basta solo uno sguardo per capirsi.
Ho rispettato tutti e ho fatto del mio meglio per ottenere il rispetto di tutti.
È proprio quando ti accorgi che qualcuno pensa che stare zitti significa essere deboli che devi sentirti ancora più forte.
La forza mi piace esprimerla in un altro modo, con l’espressione degli occhi e mi diverte pensare di trovarmi di fronte a persone convinte di poter fare quello che vogliono perché tanto io non reagisco.
So sempre quando far valere le mie ragioni, anche quando alzare la voce o a volte anche le mani.
Mi capitò una cosa un giorno in allenamento: un ragazzino troppo spavaldo che mi fece un’entrata davvero pericolosa.
Chiedeva di fare il bullo e di mettersi in mostra con molta esuberanza ma si è trovato a rientrare nello spogliatoio con la cosa tra le gambe.
Era un giovanissimo calciatore, Radoaevic, appena arrivato a Napoli dalla Croazia e forse non aveva capito che fare un passo indietro, ascoltare e assorbire non significa essere senza attributi. Persi la pazienza ed arrivammo ad uno scontro fisico. I compagni infatti restarono di stucco. In oggi anni nessuno aveva visto un Hamsik così arrabbiato però con lui poi ci chiarimmo e mi chiese scusa.
Forse gli avevo insegnato qualche regola di campo che prima ignorava ed è stato infatti l’unico compagno di squadra con cui abbia veramente litigato.
In una squadra non si può essere amici di tutti anzi forse gli amici veri se ne hanno proprio pochi. Ma quando siamo in campo dobbiamo essere un solo corpo e una sola anima.
Crescendo sono sempre stato più attento ad aiutare i ragazzi alle prime armi, a migliorare, capire le regole di un atleta professionista, a giocare e sacrificarsi per la squadra senza spocchia. A nessuno piace sentirsi più piccolo degli altri e non è bello affermare la propria esperienza e bravura facendo sentire più giovani inutili.
Undici anni sono volati.
La scelta di restare a Napoli è stata sempre dettata dal fatto che in questa città, lo spogliatoio e la società, mi hanno dato gioia, carica positiva e soprattutto fiducia. In qualche modo sono riuscito a sentirmi una bandiera. Conquistare Napoli e farmi conquistare da Napoli è stata una sfida vinta di cui sono davvero molto orgoglioso.
Quando Walter Mazzarri era indeciso se continuare o meno l’avventura napoletana bussai alla porta del suo ufficio e gli chiesi: “
Mister che fa, va via?” e lui: “Ma che domande fai? Ci stiamo giocando il campionato!”
Gli dissi: “Se lei va via, cercherò anch’io un’altra squadra” ma lui secco mi rispose: “Vai in campo che dobbiamo allenarci”.
Non aveva ancora deciso se restare a Napoli ma in quel momento mi fece capire che certi pensieri vanno lasciati al di fuori dal campo e gli sarò sempre grato per quella lezione, anche perché non ho scelto la mia idea istintiva di seguire lui, il mio mentore, di andare a giocare altrove: un’idea di cui di sicuro mi sarei pentito”.

Exit mobile version