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MAREKIARO: “Ecco come sono arrivato a quota 100 gol, se penso a quando sono arrivato nel 2007 con i fischi, ora…”

Rieccoci ad analizzare il viaggio del capitano azzurro in questo, ormai consueto, appuntamento settimanale. Lo slovacco, ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia edita da Mondadori Electa, contenente un racconto introduttivo dello scrittore Maurizio De Giovanni. E’ proprio con la prima parte di questo testo che abbiamo inaugurato la rubrica. La volta scorsa abbiamo iniziato con l’analisi delle parole direttamente raccontate da Marek Hamsik. Quest’oggi daremo voce a nuove curiosità, riguardanti la seconda parte della classifica dei suoi gol preferiti.

“Un altro gol che ricordo volentieri fu quello segnato al Villareal nel settembre 2011. Al San Paolo gli avversari erano stati accolti come acerrimi nemici siccome l’anno prima ci avevano buttati fuori dall’Europa league ed ora il destino li aveva riproposti in Champions League.
I primi 15 minuti facemmo due gol, il mio fu il primo. Arrivò a sorpresa per i tifosi e non ebbe un particolare valore estetico, ma è una delle reti in cui vedo più rispecchiate le mie caratteristiche. Gli avversari pensano che sia disinteressato al gioco e così riesco a sfuggire alla difesa concentrata sulla parte destra del campo dove la palla era tra i piedi di Lavezzi. Io con un movimento sincronizzato mi inserisco in aria sul filo del fuorigioco, raccolgo il cross basso e tiro. Fu un’esultanza diversa dalle altre. Il capitano della squadra era Paolo Cannavaro ma avvertii forte la sensazione che la squadra in quel momento mi stava investendo come nuovo leader.

Ho segnato al Villareal anche altre volte, l’ultima nel 2016, e lo dico senza falsa modestia, la mia fu una perla di cui ne vado fiero.

Nel 2010 la partenza europea invece era andata un po’ a rilento: A Bucarest ero in panchina e soffrivo, forse più degli altri, perché mentre mister Mazzarri ci incitava a dimostrare la nostra forza contro una squadra che non era il Real Madrid, chiesi subito se mi avrebbe fatto entrare e lui me lo confermò. Poco dopo il mio ingresso in campo, Cavani mi fece da sponda e non esitai: da 25 m scagliai un sinistro rabbioso con cui sembrava che volessi far esplodere il pallone.

Il Palermo invece è sempre stato la mia vittima preferita: gli ho fatto otto gol.

Un altro gol a cui sono particolarmente legato è quello contro il Pescara nel dicembre 2012. Walter Mazzarri mi aveva già definito il giocatore più intelligente dal punto di vista tattico, che avesse mai allenato, e dopo quella rete, me lo ripetè ancora una volta. “Marek tu hai una tecnica raffinata e quando la sfrutti con il senso della posizione non ce n’è per nessuno. E oggi l’hai dimostrato, è stato uno dei due gol più belli”.
Non fu un gol pulito, eppure si infilò nella angolino basso della porta difesa da Perin.

Quasi nessuno ricorda però il mio gol contro il Lecce, dell’aprile 2012, del quale credo avrebbe meritato più attenzione, soprattutto per il gesto tecnico. Un equilibrio perfetto, di quelli che riescono solo raramente, fra coordinazione e potenza, fra precisione e tecnica di tiro, tra l’istinto di calciare al volo senza pensarci due volte e la consapevolezza dei propri mezzi. L’ho visto e l’ho rivisto tante volte l’ho fatto vedere anche a mio figlio Christian, dicendogli che in quel gol c’è tutto quello che un calciatore sogna di riuscire a fare.
Un gol dopo l’altro sono arrivato a quota 100.
Era un sabato sera nel settembre 2016, dovevamo vincere contro il Chievo per tenere il passo della Juventus capolista e l’impresa riuscì.
Quella sera per me fu diversa da tutte le altre, mi iscrissi di diritto nella storia del Napoli.
Cento gol: un traguardo sul quale nessuno avrebbe mai scommesso, specialmente se penso a quel giorno estivo del 2007 quando fui presentato alla stampa con Lavezzi e invece di un’accoglienza normale, ci riservarono solo fischi ed io ero troppo frastornato per comprendere il perché.

La mia evoluzione partì da mezz’ala: da semplice interno con propensione offensiva che si inseriva alle spalle della difesa, pian piano mi sono trasformato in trequartista dietro le punte e poi in centrocampista completo, con la visione di gioco a 360°, ma sempre con una voglia matta di fare gol.
Chi l’avrebbe mai detto sono riuscito persino a raggiungere e superare Maradona”.

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