Al lettore:
Nasce quest’anno, in esclusiva per tutti i lettori di MondoNapoli.it, una rubrica tanto insolita quanto innovativa, sviluppata per garantire e trasmettere le irripetibili emozioni che solo un luogo potrà concedervi: lo stadio.
Quante volte è capitato, a chi non ha la fortuna di seguire la propria squadra da vicino, di accendere la tv e, sintonizzandosi sul canale che trasmetterà la partita, vedere inquadrato lo stadio che la ospiterà e non conoscerlo? O reputarlo buffo? Affascinante? Curioso? Particolare?
La risposta preventiva a questi amletici dubbi o alla semplice curiosità che si insinua nella mente dell’appassionato la troverete in questa speciale rubrica, nata dall’idea di una Redazione che vuole riservare ai propri lettori ogni particolare, curiosità o notizia di prima necessità che possa soddisfare anche i fruitori più esigenti, garantendo sempre un’informazione sana e pulita, di piacevole lettura.
Vi racconterò, dunque, il giorno prima di ogni sfida del Napoli in trasferta, dell’impianto che ospiterà i nostri beniamini per 90 minuti o anche più.
Snocciolando informazioni tecniche avvolte da aneddoti e curiosità, attraverso una speciale galleria fotografica, vi sembrerà di scorgere in lontananza l’impianto e di avvicinarvici mano mano, assaporando l’ambiente, quasi mistico, trapunto di bandiere e colori, animato dai cori che si fanno via via più forti, più vivi.
UNA ‘MOLE’ IMPONENTE PER DUE COLORI DIVERSI
Parlare dello storia dello Stadio Grande Torino (ex Olimpico) é compito piuttosto arduo: la sua cronistoria ha visto il susseguirsi di diverse gestioni e, automaticamente, l’uso dello stesso da più parti e per più scopi; partendo dalle prime squadre di Juventus e Torino, passando per le Primavere delle due compagini e approdando alla dimensione ‘olimpica’ conferitagli nel 2006 dalla XXesima edizione dei giochi invernali.
LA STORIA
L’impianto nacque nel 1932, in pieno ventennio Fascista, con lo scopo di ospitare i ‘Giochi Littorali’ e i ‘Campionati Studenteschi Internazionali’ tanto da fare della pista di atletica il punto di forza della struttura stessa.
La prima squadra di calcio a calcare il prato dell’allora ‘Stadio Mussolini’ fu la Juventus che, dal 1933 al 1990 occupò stabilmente l’impianto appena costruito, salvo poi preferire il neonato ‘Delle Alpi’.
I cugini del Torino, invece, continuarono a giocare sul campo del proprio ‘Filadelfia‘ fino al 1958, anno in cui esordirono sul prato del Comunale (nome dato dopo la fine della seconda guerra mondiale e con la caduta del regime) ma che, ahiloro, li portò ad una tragica retrocessione in Serie B.
Dando grosso rilievo alla scaramanzia, il club granata preferì abbandonare il nuovo impianto per ritornare al più familiare e fortunato Filadelfia, tanto da rimanerci per altri tre anni, fino al 1963.
Da quell’anno in poi, l’impianto nato sotto ordine fascista, fu costantemente utilizzato da entrambe le squadre di Torino e divenne teatro delle più importanti sfide che aveva come protagoniste sia la ‘vecchia signora’ che il ‘toro’, tanto da ospitare, tra le altre, la prima finale di Supercoppa UEFA in partita unica, tra Juve e Liverpool il 16 gennaio 1985.
Giunti i famosi anni’90 in Italia, vinta la candidatura ad ospitare i Mondiali di calcio, furono costruite diverse nuove strutture e, tra queste, ci fu anche il Delle Alpi, stadio dalle indubbie modernità richieste per un simile evento che, dal 1990 al 2006, ospitò tutte le partite casalinghe sia di Juve che di Torino.
Il ‘comunale’ divenne ‘olimpico di Torino’ in seguito ai lavori iniziati il 2003 che adattarono la struttura ai parametri richiesti per ospitare le Olimpiadi invernali del 2006 (dei lavori parleremo al prossimo paragrafo).
Dal 2006 l’impianto riprese ad essere teatro degli incontri di Torino e Juventus, salvo restare nella sola gestione granata a partire dal 2013, anno in cui i bianconeri si sono accasati al nuovissimo Allianz Stadium.
LA NACITA DELLA STRUTTURA
L’impianto torinese, nella sua complessità, mostra diverse caratteristiche che lo rendono difficilmente equiparabile ad altre strutture in giro per il mondo.
Nato nel 1932, in periodo fascista, lo stadio mostra la sua impostazione razionalistica palesata dalla compresenza di diverse colonne sorrettive, particolarmente accentuate in corrispondenza del gate principale, quello che immette nella tribuna d’onore.
Proprio in riferimento agli spalti più lussuosi dell’impianto, è caratteristica non solo la presenza di due torri ai lati dell’ingresso principale ma anche lo spazioso atrio pavimentato in marmo che immette l’ospite al palco reale.
Lo stadio, come quasi tutti quelli nati in Italia in quel periodo, ha una forma ellissoidale con un perimetro massimo di 640 metri e che, ad onor del vero, mal coincide con gli interessi prettamente calcistici in quanto ‘allontana’ di molto il tifoso dal campo, riducendogli notevolmente la visuale.
Nato su una base di granito bianco, l’intero impianto è in calcestruzzo armato e, come si vede dalle foto d’epoca, consta di un unico anello di spalti ridistribuiti su tre livelli a sbalzo, con aggetto di circa tre metri. Le gradinate, seppur figlie di un unico anello posto a 45gradi di inclinazione, furono intervallate in tre punti proprio per essere delimitate da strisce di vetrate, introdotte con l’obiettivo di illuminare gli spazi interni dello stadio.
Nelle imminenze del realizzo della struttura fu costruita anche una pensilina aggettante che fungeva da copertura per la sola tribuna principale.
LO STADIO OLIMPICO OGGI
L’impianto che ospiterà la sesta di campionato tra Napoli e Torino domenica porta con sé le modernità conferitegli dai lavori di ristrutturazione del 2003.
Posto che l’intera struttura gode finalmente di una copertura che, sporgendo di oltre 10 metri, garantisce il riparo dalle intemperie a tutti i tifosi presenti nei vari settori dello stadio è molto rilevante la novità strutturale che fu comportata dall’aggiunta di un terzo anello di spalti.
Con la costruzione della copertura, infatti, fu edificato anche un nuovo anello interamente in acciaio annesso alla struttura stessa della copertura e che ripercorreva in toto il suo perimetro. Questa aggiunta, oltre a garantire più di un migliaio di nuovi posti a sedere, comportò anche l’edificazione di 44 palchi d’onore consistenti in esclusivi box vetrati con prospettiva sul campo e relative poltrone.
Come si evince dalle diverse immagini, facendo il confronto anche con quelle più datate, molto intelligente fu anche l’idea di aggiungere una struttura mobile di 5 file di spalti aggiuntivi a quelli preesistenti, che partono dalla prima fila dei gradoni in cemento e si prolungano fino pochi metri dal campo, di modo da ‘accorciare’ le distanze tra le sedute ed il terreno di gioco.
Proprio a proposito del rettangolo verde, è bene ricordare che in occasione della ristrutturazione che costò poco più di 30 milioni di euro, fu definitivamente smontata la pista d’atletica e al posto della stessa predisposto un manto di erba sintetica che, seppur lasciata invariata la distanza tra il campo e le sedute, riduce l’impatto visivo e la dispersione.
Sul piano squisitamente tecnico, è bene notare che nel corso dei decenni e grazie ai numerosi lavori di ammodernamento, i gate di ingresso allo stadio sono passati dai vecchi 27 ai ben 52 attuali.
Di significativa importanza, in seguito ai lavori di restyling, è anche l’edificazione di un complesso commerciale nella zona nord-ovest pari a 1163 metri quadri interamente dedicati a negozi e ristoranti.
LE CURIOSITA’
Numerose sono le particolarità che contraddistinguono lo storico impianto del Torino, eccone alcune:
-Lo stadio, seppur strutturalmente grande, ha una capienza molto ridotta: solo 28.000 posti a sedere. Il motivo è da rilevare innanzitutto nell’adattamento alle norme vigenti in materia di sicurezza negli stadi che vedono l’obbligo di installare seggiolini in tutti i settori, tanto da passare dai 65.000 posti in piedi disponibili negli anni ’30 e ’40 ai poco meno di trentamila negli ultimi decenni.
-Il ‘Grande Torino’ (rinominato così dopo essere stato ‘Olimpico’) è uno dei quattro stadi italiani di ‘Categoria 4’ insieme allo Stadium della Juve, al Meazza e all’Olimpico di Roma. Questa speciale graduazione è stabilita dalla Uefa che, in base al rispetto di determinati parametri strutturali, attribuisce un determinato punteggio alla struttura, il cui massimo è appunto di 4.
-Elemento fondamentale nello skyline piemontese è la famosissima ‘Torre di Maratona’, struttura in cemento alta 42 metri erta nello stesso anno dello stadio con il solo scopo di rendere più visibile e riconoscibile il plesso sportivo.
-Gli spalti sono separati dal campo tramite barriere in vetro trasparenti della consueta altezza di 2,1 metri ma, in partite dal basso coefficiente di rischio, vengono abbassate a poco più di un metro.