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San Paolo quasi sold-out per la Juventus, ecco quanti tifosi spingeranno la squadra questa sera…

E sarà calcio e dopo (magari) sarà pure «alleria», però anche tanta – ma tanta – malinconia: perché tra le tenebre, ancor prima che il pallone cominci a rotolare, s’alzerà un coro e si noterà che il cielo rimarrà avvolto in «Terra Mia», in «Napule è», e si incroceranno le lacrime di varie generazioni, sospese nel vuoto che ha lasciato Pino Daniele. E quello sarà uno stadio, destinato al football, alle passioni popolari, alle emozioni concesse anche là dentro da quella voce possente o delicata che s’è spenta e che Aurelio De Laurentiis ricorderà, lasciando che il san Paolo sia ancora una volta suo, raccolto simbolicamente in quella maglia che verrà consegnata ai famigliari ed offerto ai cinquantacinquemila che rappresentano un’oncia dei duecentomila ammassatisi tra martedì e mercoledì in Piazza del Plebiscito.

SILENZIO. E poi sarà «monocromaticamente» anche Napoli-Juventus, senza tifosi bianconeri, in un stadio in cui abbonderanno le sciarpe per salutare Pino Daniele e dal quale – stavolta – evaporerà l’eco d’una frizione che va stemperandosi soltanto perché si gioca ma che comunque resta e si coglie. Ricapitolando, i fatti separati dalle opinioni, scandiscono le ragioni ed i motivi d’una scelta (chiusura del settore ospiti) ispirata da una partita a rischio-4 e che (ufficialmente) mercoledì 7 gennaio viene formalmente vietata a quell’universo affascinato dalla «Vecchia Signora»: per loro, per chiunque, persino per chi in possesso della tessera del tifoso, non c’è possibilità d’accedere al San Polo.

BRACCIO DI FERRO. Ma era già stato tutto deciso il giorno 5, lunedì, quando al Casms s’è proceduto a spazzar via la preoccupazione per una gara (eufemisticamente) delicata e però consegnata ad un piano di sicurezza la cui tempistica al Napoli non è piaciuto. Il trentuno dicembre, da sempre san Silvestro, parte la convocazione da parte dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive del Ministero degli Interni: appuntamento fissato con i rappresentanti dei due club per il 2 gennaio, dunque quarantotto ore dopo, e per una gara ch’è in calendario l’11 gennaio ma da cinque mesi.

PERCHE’ NO? Il Napoli non può esserci ma – narrano gli spifferi – dà la propria adesione al summit in call conference, l’unica soluzione praticabile in quel momento: ipotesi inascoltata, visti gli accadimenti e ciò che diviene poi la lunga vigilia d’una partita negata (potenzialmente) a quattromila sostenitori di Madame e «offerta», stasera, a fanciulli dodicenni accompagnati dal genitore, al massimo in duemilacinquecento, per i quali si è aperto improvvisamente quello spicchio del san Paolo (ma soltanto la parte superiore) solitamente d’uso dei tifosi ospiti.

PER PINO. E’ la somma, alla fine, dovrebbe essere di cinquantacinquemila, cifra approssimativa ma assai vicina alla realtà: le curve ed i distinti sono andati in esaurimento presto, perché l’effetto Doha ha prodotto entusiasmo; e poi si sono riempiti (praticamente) gli altri settori e ci saranno pochissimi seggiolini vuoti e forse prim’ancora d’accorgersi che sia cominciata «la partita» di calcio nessuno farò caso alle piaghe d’uno stadio che stavolta rimarrà accartocciato su se stesso mentre Pino Daniele lo stordirà ancora. E sarà tristezza, è sarà tutta n’ata storia…

Fonte: Corriere dello Sport

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