Napule è… anche Gonzalo Higuain. Il Pipita di mille colori contro i bianconeri. Due reti alla Juventus, e due pure al Cesena. Un arcobaleno di emozioni con l’azzurro da sfondo, e tutte le tonalità possibili per disegnare il suo calcio. Universale. Higuain il numero nove coi piedi del dieci. Il centravanti triste se non fa gol; ma che poi rallegra gli altri con gli assist. Lui più di tutti. Come vuole Benitez. Personalità, carattere e consapevolezza del suo ruolo, al di là del campo.
Higuain davanti a tutti. Sempre. Perché è il più avanzato. Ma pure, e soprattutto, perché dev’essere la testa al gruppo, quello da esempio, il trascinatore di uno spogliatoio che ha bisogno di riconoscersi nel più forte. Nel leader, insomma. In chi, già solo per le qualità tecniche, è di fatto e per inerzia l’uomo del destino. Higuain sempre come in certe notti. Quelle che lo esaltano. E in cui (ri)trova la sua dimensione naturale, il piacere di mettersi in gioco, con l’avversario che ne stimola la competizione.
La Juventus l’avversaria perciò probabilmente migliore. Per blasone, livello e storie che si intrecciano. Pure la sua… Poteva andarci alla Juve, qualche annetto fa. Contatti, riflessioni e valutazioni ampie: reciproche. Poi le scelte. E le strade opposte, diverse, senza rimpianti né recriminazioni per quel che poteva essere e non è stato. E allora di nuovo contro, come già a Doha: Higuain e la Juventus. Higuain e Tevez. Nemici-amici. La coppia d’attacco idealmente perfetta, non fossero stati però rivali. Ormai anche in nazionale per una maglia. Undici reti Carlitos, il capocannoniere. Nove il Pipita. Più due però. Quelle della Supercoppa italiana.
La svolta percepita e però da confermare. La notte dove qualcosa davvero sembra sia cambiato. Questione di testa, momenti che segnano una stagione, sfumature che valgono quanto un affresco sotto porta. L’esultanza sul 2-2 la rivendicazione di una leadership da ribadire. Sottolineare. Urla e gesti fin troppo eloquenti. Col volto sfigurato dalla gioia e la tensione. Higuain lì s’è preso il Napoli. Se l’è messo sulla spalle e caricato. E’ andato ai supplementari. Ha segnato ancora, ai rigori. Ha vinto. Ha abbracciato De Laurentiis. E al ritorno a Napoli ha baciato la Coppa per i venticinquemila del San Paolo. Felice, sereno, soddisfatto.
Higuain ha chiuso i conti col passato: l’Athletic Bilbao, l’eliminazionae dalla Champions, gli stenti in campionato, la fatica a ritrovarsi e ad essere se stesso con la continuità che implora Benitez. Due reti per chiudere e aprire l’anno. Doppietta alla Juventus e al Cesena. Bene, bravo, bis. Uno show in ogni modo. Tempismo e potenza in Qatar, di agilità e abilità al Manuzzi. Tutto Higuain, il repertorio. Di testa tagliando sul primo palo; sgomitando e facendosi largo in area di rigore, di corsa lanciato da Hamsik e solo contro tutti. Quattro reti in due partite.
Adesso la Juventus. Ancora. Al San Paolo. L’unica grande a cui, a Fuorigrotta, non ha fatto gol. Pipita d’oro quando le partite contano e i cinquantamila spingono, urlano il suo nome: privilegio di pochi in uno stadio che tifa la maglia più che i campioni. Borussia Dortmund, Arsenal e Olympique Marsiglia in Champions, e così le migliori in Europa League, e il Milan, l’Inter, la Roma, la Lazio e le altre: tutte colpite.
Ora la Juve, dopo due trasferte, al San Paolo, là dove Higuain non sbaglia mai. Non c’è due senza tre, si dice. Non c’è doppietta, senza te: Higuain.
Fonte: Corriere dello Sport