E poi dicevano che dopo Totti, Buffon e qualche altro non ci sarebbero state più bandiere nel calcio moderno. Marek Hamsik dimostra, invece, l’esatto contrario. E’ all’ottavo campionato con la maglia del Napoli, oggi raggiungerà Ottavio Bugatti (256) piazzandosi al sesto posto nella graduatoria dei calciatori più azzurri di sempre. Non a caso, il primo in classifica, Beppe Bruscolotti (387 presenze) ha avuto parole di sprone nei confronti dell’attuale capitano del Napoli: «Ora è arrivato il momento far vedere di che pasta è fatto. E di reagire alle continue sostituzioni che riceve da parte dell’allenatore. Chi porta quella fascia al braccio deve prendersi le proprie responsabilità e farsi sentire in campo e fuori. Un vero capitano deve trascinare gli altri al traguardo».
Hamsik, pur avendo realizzato solo due gol in campionato (altri due in Europa), gode della massima stima di Benitez ed è nel cuore dei tifosi per il suo attaccamento ai colori e la sua serietà. E’ sul punto di esplodere. Dopo le positive prestazioni con Roma (1 assist) e Fiorentina ha propiziato le due vittorie di fila della Slovacchia: la prima in Macedonia e la seconda in casa con la Finlandia. In quest’ultima ha anche realizzato un gol. L’ha fatto alla sua maniera, con un inserimento tempestivo in area di rigore su cross di Sestak ed incornata a colpo sicuro da posizione di centro sinistra. «Complimenti Marek, ci siamo», gli ha detto Benitez. Mentre lui per celebrare il momento favorevole si è fatto tatuare il nome della moglie sul petto: Martina.
Per il definitivo decollo, al Napoli mancano solo i gol di Hamsik. Ed è quello che sta aspettando Benitez. Trovati gli equilibri tra i reparti, confermata la vena di Callejon ed Higuain, perso anche Insigne, la squadra è in attesa che il suo capitano torni quello di una volta. Ormai ci siamo. Hamsik ha superato la crisi d’identità dovuta ad una serie di fattori, non certo al modulo. E’ pronto per mandare in delirio la folla del San Paolo. Se gli riuscisse oggi si porterebbe a quota settantuno centri con la maglia del Napoli. Eguaglierebbe Josè Altafini, dopo aver superato già Vinicio e Savoldi, e si porterebbe a due centri da Careca, a dieci da Maradona. Ormai lo slovacco è entrato nella storia del Napoli. L’ha fatto in punta di piedi ma con un rendimento sempre costante tranne lo scorso anno.
Settantuno reti quanto quelle di Altafini. Ma Marek non sarà mai «core ‘ngrato». Semmai l’opposto. Famoso il suo «no» secco al Milan quando alle sue spalle il procuratore Raiola aveva già preparato tutto. Famosi i suoi continui giuramenti di fedeltà alla maglia anche nei momenti più critici. «Napoli non è questa», ripeteva dopo episodi di microcriminalità. Lui la città l’ha vissuta dal di dentro. Sette anni gli sono serviti per entrare nello spirito di un popolo abituato a soffrire ed a lottare. Ed arrivato all’ottavo anno di matrimonio, Hamsik, che pure ha gioito per la conquista di due Coppe Italia, vorrebbe vincere qualcosa di più importante ancora. Mancando Insigne, oggi lo slovacco, ormai gasato dalla quasi certa qualificazione agli Europei, troverà spazi a sufficienza sulla sinistra per affondare e disorientare la difesa del Cagliari. Avrà modo di castigare ancora una volta la squadra sarda, uno dei suoi bersagli preferiti (già 4 gol finora). Potrà dimostrare a Bruscolotti e a chi ne mette ancora in dubbio le sue qualità di leader che possiede i numeri e la personalità per spingere il Napoli in alto proprio nel momento cruciale della stagione.
Fonte: Corriere dello Sport