Il destino in un cognome: Lacrimini. Senza colpe. Ma fu lui il primo. Gennaio 2006. Da quel momento una ricerca affannosa. Contatti, trattative, illusioni. Ansie eccessive. Nel 2007, un tormentone. E allora…Rullo di tamburi. Arrivò lui, Erminio da Melito, giovane ma già esperto. Ex Lecce. Piede garbato. Corsa e fiato. Però napoletano. E perciò schiacciato dalle pressioni. Il cross per Calaiò in un Napoli-Lecce l’immagine delle sue 12 presenze in azzurre. Peggio quella di Datolo: mano a mano col Presidente. Giro di campo e vana gloria. 6,8 milioni il prezzo. Ryan Giggs il suo modello. Si sentiva un’ala. Ma qualche volta bisogna pure difendere. E lui aveva gambe esili come pioppi. Meglio quando spingeva: a Torino contro la Juve entrò e cambiò la partita. Da 0-2 a 3-2. Decisioni forti. Qualche volta più dei calciatori presi. Sette milioni per Mannini il prezzo che non era quello giusto. Un talento, si diceva. Lo volevano tutti. Bruciata l’Inter. Ma bruciata pure l’occasione di lasciare un segno: 39 presenze e 2 soli gol. E una squalifica per un ritardo all’antidoping. Avanti un altro. Cercando sempre quello giusto. Andrea Dossena sembrava perfetto: anno 2009, da Anfield al San Paolo. La scheda era da top player. A Liverpool, con Benitez, aveva giocato poco. Però gol al Real Madrid e allo United. Arrivò in una tormenta di neve. Maglioncino dolce vita e moglie in stile wags. La ruggine da panchina e la fascia lunga, gli avversari per sei mesi. Poi la crescita. E quel gol alla Lazio nel 4-3 che valse la Champions. Ora è in Inghilterra, al Leyton Orient… a est, comunque a “sinistra”. Là dove è passato anche Armero. Là dove Ghoulam è arrivato per restarci. Cinque milioni già ammortizzati e anche rivalutati. Per un po’ la sensazione si potesse stare tranquilli… Ma a sinistra non c’è pace. Insigne crac. E ancora mercato.
Fonte: Corriere dello Sport