Sette anni e un vortice d’emozioni dal quale lasciarsi inghiottire: duecentocinquanta volte Napoli (in serie A), (ri)partendo dalla memoria di se stesso, da quello 0-2 interno con il Cagliari, per arrivare a Sassuolo e accorgersi ch’è stato bellissimo, ma sul serio, anche se adesso…
Si scrive Marek e si rilegge una favola in cui compare pure un principe azzurro, l’idolo per ogni generazione, i bimbi, i genitori e pure i nonni, affascinati da quella scelta di vita ch’è andata oltre: «Io qui sono felice». E ora che sta per cominciare Sassuolo-Napoli vorrebbe esserlo ma per davvero e mica solo perché fanno ducentocinquanta in A con quella maglia incollata alla pelle e mai più tolta.
E una «storiaccia», adesso, quattro punti in quattro partite, la musica della Champions ch’è divenuta una insopportabile ossessione per chiunque ed Hamsik che latita alla periferia di se stesso, di quella «centralità» smarrita d’incanto, dopo aver preso a pallate l’universo, segnando settantanove reti che per un centrocampista rappresentano un’enormità; però resta la «storia» e quella è raccontata nei fatti, in queste otto stagioni che rappresentano l’essenza d’un romanzone più unico che raro nel panorama d’un calcio che lascia sempre meno spazio ai sentimenti. Duecentocinquanta in A già fatte, duecentocinquanta in A con il Napoli: c’era una volta Hamsik, che vuol mostrarsi per far notare che c’è ancora. Perché le favole esistono.
Corriere dello Sport
