Antonio Conte sta restituendo al Napoli una sua identità

fonte foto: Ssc Napoli



In questi giorni, il Napoli è al lavoro a Dimaro-Folgarida, dove sta preparando la stagione 2024-25. A guidare questo nuovo corso è ovviamente il nuovo allenatore Antonio Conte. Le prime impressioni, trasmettono molta fiducia: la squadra sta lavorando molto bene e seguendo carichi molto impegnativi. Uno sforzo che tornerà utile nel corso della stagione. Ciò che però più di tutto si può notare, è che il tecnico salentino sta già costruendo una nuova identità al Napoli, forse l’aspetto che più è mancato nella scorsa annata. Questa, non riguarda solo il cambio di modulo, ma un nuovo modo di pensare e interpretare le partite.

Innanzitutto, sarà facile immaginare una squadra molto aggressiva e disposta a tutto pur di arrivare al risultato. Questo, è uno dei punti fermi della filosofia di Conte, forse il più distintivo. Soprattutto, sarà un qualcosa di completamente diverso a ciò che a Napoli si è abituati. Per intenderci, anche Maurizio Sarri e Luciano Spalletti hanno trasmesso un’identità molto radicata, ma con principi differenti e più orientati verso il dominio. Agli ordini del tecnico leccese, sarà lecito aspettarsi una squadra più battagliera, che tenterà di prendere il sopravvento sfruttando questa caratteristica. Non solo, a volte, gli azzurri potrebbero accettare di farsi “dominare”, al fine di chiudere i varchi di accesso agli avversari.

Soluzioni poco ricercate dai vari tecnici che ha avuto il Napoli in questi ultimi anni, salvo alcune eccezioni. Dunque, per i calciatori sarà necessario adattarsi a fare un qualcosa di diverso. In particolare nelle ultime stagioni, uno dei limiti dei partenopei è parso proprio il non mettere quel piede in più mettendo da parte, anche solo per un momento, la bellezza. Questo concetto, pare essere già stato metabolizzato e accolto positivamente. Lo si può apprendere dalle prime dichiarazioni dei vari calciatori azzurri. Ad oggi, si percepisce in loro un certo entusiasmo e voglia di mettersi a disposizione del nuovo mister.

Per quanto riguarda il modulo, il tecnico ha scelto di non abbandonare la sua difesa a 3, cambiando però davanti. Infatti, con il Napoli si schiererà con un 3-4-2-1/3-4-3, sistemi che ha utilizzato perlopiù in Premier League. Tuttavia, i principi di gioco potrebbero essere diversi da quelli del Conte “classico”. È difficile pensare che l’allenatore, in quest’annetto di pausa, non abbia cercato di aggiornarsi. Inoltre, ogni tecnico in gamba, sa che per ogni squadra che trova, dovrà adattarsi al materiale a disposizone. Esame già superato dall’allenatore, quando ad esempio al Chelsea ha scelto di giocare con il tridente per favorire il suo maggior talento: Eden Hazard. All’Inter poi, ha inserito in pianta stabile, dopo un anno da oggetto misterioso, il forte Christian Eriksen (non tra i più contiani in circolazione), dando così lo slancio definitivo alla formazione nerazzurra, aggiungendo quell’elemento di qualità di cui c’era bisogno.

Non è però pensabile vedere Conte rinunciare ai suoi concetti. Ovvio, saprà adattarsi alle esigenze tecniche di alcuni calciatori, ma ogni sua squadra ha sempre dimostrato di avere tanta intensità e ritmo. È questo uno dei punti forti dell’avere un’identità: scendere in campo sapendo esattamente cosa fare. Questo, è frutto di un intenso lavoro settimanale, che fa sì che la squadra possa essere sempre pronta a fare quel che serve per vincere. Se qualcuno volgerà lo sguardo a qualche mese fa, potrà ben intravedere cosa è stato costruito al Napoli nella scorsa stagione: lavoro confusionario, squadra che non ha idea di cosa fare, poca concentrazione e focalizzazione. Sicuramente le cause del disastro dell’annata 23-24 sono tantissime e non solo legate al campo, ma l’assenza di identità e lavoro sono le prime che emergono e quelle che più di tutte risaltano sul rettangolo verde.

L’altro fattore che sta mostrando quanto il tecnico tenda ad avere una squadra che possa esibire il suo marchio è il calciomercato. Non a caso, il suo pensiero ha portato la società partenopea ad un cambio di filosofia. Se prima sono stati cercati perlopiù calciatori futuribili e da poter rivendere ad una cifra maggiorata, ora si va anche alla ricerca di profili più esperti, che però magari sono ben adattabili al modo di giocare dell’allenatore. È il caso di Leonardo Spinazzola, classe ’93 arrivato a parametro zero (soluzione poco sfruttata in passato). Un colpo del genere non sarebbe mai stato effettuato nelle precedenti sessioni di mercato. Ovviamente, in questo rientra perfettamente il discorso legato a Romelu Lukaku. Probabilmente, il belga non ha più lo smalto dei giorni migliori, ma immaginarlo alla guida di quell’Antonio Conte che ha mostrato a tutti il suo miglior potenziale è pienamente legittimo.

A questi, vanno aggiunti l’arrivo di Alessandro Buongiorno (fortemente voluto dal tecnico) e Rafa Marin. Profili sì più in linea con le tipiche politiche societarie, ma che non discostano dall’idea di calcio dell’allenatore pugliese. Anche questo è segno dell’identità che si vuole sviluppare. Alcune operazioni saranno sicuramente rischiose e possono addirittura rivelarsi controproducenti, ma se si vuole costruire un ideale, bisogna essere pronti non solo ad esultare quando porterà alla vittoria, ma anche a morire quando questo non funzionerà. È già accaduto nell’era Sarri, non sempre essere così pronti porta al risultato, ma conferirà sicuramente quanto di meglio si può tirar fuori da un gruppo.

Non è arrivato alcun trofeo, ma in tanti si sono rilanciati sotto la sua guida o hanno trovato modo di poter performare al loro miglior livello. Senza quel lavoro, tutto ciò non sarebbe emerso a galla. Con Conte funzionerà altrettanto: chiedere un successo immediatamente non è la migliore delle cose. Tuttavia, dalla sua saggezza e dal suo modo di lavorare, arriveranno sicuramente delle soddisfazioni di cui avere memoria, come possono essere alcune memorabili vittorie o la valorizzazione di alcuni calciatori. Dopo gli errori dell’anno scorso, ripartire da subito con questa mentalità è fondamentale. Una volta che questa sarà acquisita del tutto, allora si potrà immaginare in grande. Ma, se la realtà è il campo, ed è lì che si misura la forza delle ambizioni, è da qua che bisogna partire: facendo l’opposto di quanto fatto la passata stagione, in estrema sintesi.

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