Home News Ottavio Bianchi: “Napoli mi ha insegnato a vivere”

Ottavio Bianchi: “Napoli mi ha insegnato a vivere”

In occasione dei suoi ottant’anni, l’allenatore del primo scudetto azzurro ha parlato ai microfoni de La Repubblica

Ottavio Bianchi racconta che la sera dello scudetto era in pigiama.

“E sì, la sera dello scudetto ero già in pigiama quando il presidente Ferlaino mi trascinò giù per un giro in città. Ero un recluso, per mia scelta, non è stato divertente. Non frequentavo nessuno, tranne il mio vice Casati, il direttore dell’albergo, il dirigente e amico Enrico Verga, Raffaele, il cuoco di Soccavo, e ogni tanto a cena Pesaola, intelligente e divertente. La famiglia l’avevo mandata via”.

Il periodo a Napoli. “Da giocatore ci avevo vissuto cinque anni. A Napoli devo il gusto e la mia educazione culturale, ilteatro con la Melato, i concerti di Dalla. A Napoli ho imparato a vivere, a mangiare, a vestirmi, a leggere la storia, ad ascoltare la musica. Mi ha arricchito e maturato. È stata una sorgente. Ma da allenatore sapevo che la bellezza tenta, seduce, coinvolge. I sensi vogliono la loro parte. Napoli ti dà, ti insegna a godere, e tu non avverti il pericolo. Mettevo in guardia giocatori, famiglie, mogli, figlie. Nessuno mi ha mai dato retta”.

Poi si sofferma sul Napoli di oggi e dell’importanza dei fuoriclasse: “Il Napoli di Spalletti ha vinto così, ma è anche stato bravo a scoprire Kvaratskhelia e Osimhen. Ricordo a tutti che nel primo anno di Maradona, che segnò 14 gol, uno addirittura dal calcio d’angolo, lottò per salvarsi. Credo nei fuoriclasse. Tutti per uno e uno per tutti è un bel motto. Ma senza un bravo spadaccino come D’Artagnan non vai molto avanti.

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