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Luigi Delneri: “Il Napoli ha meritato questo scudetto!”

A ‘1 Football Club’ su 1 Station Radio, è intervenuto Luigi Delneri, ex allenatore, tra le altre, di Juventus e Roma. 

È uno Scudetto che può aprire un ciclo per il Napoli, ma anche per il calcio italiano per le modalità con cui è stato conquistato? “Lo Scudetto è questione soltanto di tempo. È un traguardo meritato per il campionato strepitoso degli azzurri, e per il gioco straordinario espresso. È un fattore positivo il fatto che la squadra azzurra raggiunge questo traguardo attraverso un calcio propositivo, che tendenzialmente si avvicina ad un gioco proiettato a vincere le partite piuttosto che non perderle. Un sistema che si avvicina al nuovo corso del calcio europeo”.

SI può, dunque, dire che anche la cultura difensivista del calcio italiano lascerà spazio ad un calcio propositivo? Difficile dirlo. Anche in Serie A, negli ultimi anni, assistiamo a partite ricche di gol, con tanto spazio in avanti per i reparti offensivi. Un calcio che è sia propositivo che di attesa. È cambiato il modo di difendere, con un baricentro più alto di tutta la squadra che esige una capacità di difesa con una linea alta. È un nuovo concetto di gioco che è anche una mia prerogativa, e che oggi si estende a diverse squadre, consentendo ai giocatori di esprimersi al meglio”.

L’Inter riuscirà a raggiungere la finale europea e il trionfo in Coppa Italia? “Simone ha fatto dei passi importanti. Negli ultimi anni il tecnico è riuscito a proporre grande calcio anche alla Lazio. Non vedo come si possa mettere in discussione un allenatore che ha raggiunto simili risultati. Sconfitte in campionato? Non si può avere tutto… Si può discutere della discontinuità in campionato, ma non si può dir nulla sui traguardi raggiunti. Il problema è che nel calcio italiano non ci si accontenta mai. Nel nostro sistema bisogna guardare all’Inter come modello sportivo. Una squadra che sta raggiungendo traguardi importanti, in una grande stagione sinora”.

Quanto è difficile vincere in Italia professando un bel calcio? Le cose stanno cambiando. Si sta valutando la vittoria come un prodotto delle idee e di giocatori che hanno un ruolo determinante. L’idea degli allenatori, oggi, è un prodotto calcistico di grane qualità. Non parlerei di un calcio offensivo o difensivo, è un sistema equilibrato che tende alla proposta. Si assiste ad una manovra sempre più fluida, e che giova di ampi spazi. È un sistema che proietta la difesa in avanti, piuttosto che indietro”.

Quanto si sente l’assenza di leadership alla Juventus? Una volta c’era il cosiddetto passaggio di consegne. Parlo di Chiellini, Barzagli, Buffon. Sono giocatori che trasmettevano lo stile del club, ed il modo di vivere i colori bianconeri. Quest’anno la squadra ha riscontrato diverse difficoltà, soprattutto mentali. Il calcio è fatto anche di sentimenti. Si cerca di far passare questo sport come meccanico, ma i calciatori sono persone normali che vivono di emozioni. Combattere contro avversità come quelle di quest’anno, essere in lotta costante in campionato, e fronteggiare determinate emozioni, può rivelarsi dispendioso. La Juventus dovrà continuare a lottare per la Champions per raggiungere un trofeo che sarebbe traguardo importante per il club. I tifosi non devono mai perdere la speranza che i giocatori danno il massimo”. 

Quanto è cambiato il ruolo dell’allenatore come comunicatore? “L’allenatore è sempre stato un comunicatore, non solo verso l’esterno ma anche con i propri giocatori. È chiaro che un tecnico è chiamato a proporre una certa immagine all’esterno. Oggi, tuttavia, gli allenatori sono chiamati a porsi come manager, forse curando maggiormente le relazioni con l’ambiente. Il tecnico, in tal modo, diviene la figura più esposta. È un ruolo anche di grande psicologia e di gestione delle risorse umane, una figura chiave nel calcio odierno”.

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