Lo storico ex allenatore del Milan Arrigo Sacchi ha rilasciato un’intervista a Prime. Tra i temi trattati, il suo Milan, Ancelotti e Maradona.
Ecco le sue parole: “Per me una vittoria senza merito non era una vittoria. Era un bel Milan, che non disconosceva i valori, il merito, la bellezza, le emozioni, lo spettacolo, l’innovazione. Era una squadra nello spirito e nel gioco. È stata una grande esperienza e siamo andati oltre al sogno. Io non guardavo i piedi. Guardavo le persone, la loro volontà, l’entusiasmo, la generosità, la modestia. La loro etica, l’etica del collettivo. Eravamo una squadra. Un giorno un giocatore mi disse: fatichiamo troppo, cosi non mi diverto. E io gli dissi: guarda, noi ci dobbiamo divertire… per quanto riusciamo a distrarre dalle loro problematiche giornaliere quelle 70 mila persone che ci vengono a vedere e quel milione che ci guarda in televisione. Quando noi daremo a loro il massimo dell’impegno e dell’emozioni, questi ti saranno grati e riconoscenti per tutta la vita”.
Sacchi ha poi continuato: “Ancelotti? Un grande, una persona che si fa voler bene, generosa. Io lo volli a tutti i costi e mi sbilanciai. Dissi: Se mi prendete Ancelotti vinciamo in campionato. E così fu. Mi disse Maradona: con lei corre veloce anche Ancelotti”.
Infine il tecnico ha concluso: “Il calcio? Per me il calcio sarà sempre più un collettivo di intelligenza. I padri fondatori di questo sport avevano considerato il calcio uno sport di squadra offensivo, che ha perso le sue caratteristiche originarie in Italia, dove abbiamo interpretato il calcio come uno sport individuale e difensivo. Ma quando lasci il comando del gioco agli altri, potrà crescere la fantasia, la motivazione, la sicurezza? Non credo. Ho smesso a 19 anni e mi avevano visto come il signor nessuno. Avevo la presunzione, la speranza, la conoscenza di giocare un calcio di dominio. Ho dato tutto quello che potevo dare e quindi non ho neanche un rammarico”.