Non ci sarà l’Italia del calcio ma la rassegna qatariota sarà un palcoscenico importantissimo di sport ma soprattutto di economia. Un po’ meno, invece, per i diritti umani.
Sta per partire la rassegna calcistica più attesa e anche più discussa degli ultimi anni. Il mondiale di calcio in Qatar è quasi arrivato e mancano ormai poche settimane prima del grande fischio d’inizio. Eppure, altre partite sono già iniziate: quella del marketing, ovviamente, ma soprattutto quella dei diritti umani.
La Rai, ad esempio, ha già annunciato il suo pacchetto di partite, di analisi, di telecronache che si svolgeranno su tutti i device possibili e in tutte le forme, dalla radio alla tv passando ovviamente per la rete. Ma è soprattutto l’argomento sponsor quello che merita maggior interesse e approfondimento. “La rassegna qatariota di questi mondiali di calcio passerà senza dubbio alla storia come la più ricca di sempre – sottolineano dalla redazione di Gaming Insider – basti pensare che la spesa complessiva per stadi, merchandising, infrastrutture si aggira intorno ai 220 miliardi di dollari”. Sono tantissimi, infatti, i brand e le aziende che hanno scelto di scendere in campo accanto al Qatar. C’è la BYJU’s, piattaforma di e-learning indiana, che ha investito tra i 30 e i 40 milioni di dollari; c’è ovviamente la società petrolifera della nazionale, la Qatar Energy; non possono poi mancare le monete digitali, come ad esempio Crypto. “Ma la lista – precisano ancora da Gaming Insider – non finisce qui: ci sono la Hyunday e Visto, la Visa e Megniuir. Grandi nomi di livello mondiale che mettono l’accento sulla caratura della rassegna e sull’importanza del marketing e della visibilità nel contesto economico odierno”. Non solo marketing, però. Quelli in Qatar sono mondiali che fanno polemica soprattutto per i diritti umani. Gli ultimi a prendere posizione, si legge in questo articolo, sono stati 16 giocatori della nazionale australiana che, insieme alla Federazione, hanno rilasciato un comunicato e un video in cui denunciavano le condizioni di lavoro degli operai impegnati negli stadi e nelle costruzioni connesse alla rassegna. “Pur riconoscendo progressi significativi e riforme legislative compiuti in Qatar negli ultimi anni per riconoscere e proteggere i diritti dei lavoratori – si legge nel comunicato di Football Australia – la sofferenza patita da lavoratori migranti e dalle loro famiglie, che non può essere ignorata”. Parole importanti che, però, rischiano di non essere ascoltate.