Krol lancia gli azzurri: “Mi divertivo molto, che fine hanno fatto?”

Ruud Krol, ex calciatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport dove non pone resa per lo scudetto ma lancia ulteriormente gli azzurri verso la corsa al titolo:

«L’ultima volta ero venuto nell’ ottobre del 2016 e si giocava sempre con la Roma di Spalletti, che vinse 3-1 al San Paolo. Allora ho pensato
che per scaramanzia fosse meglio che seguissi la partita in tv come faccio sempre. Perché Napoli è nel mio cuore»

Non è arrivata una sconfitta, ma quel pari: «Mi dispiace molto per la gente che meriterebbe tanta gioia e felicità per quello che trasmette alla squadra. Però la prestazione non mi è piaciuta ed è un peccato. Spero ancora che il Napoli possa rincorrere lo scudetto. Ma da uomo di calcio ho visto cose in campo che non mi sono piaciute».

Spieghi meglio.
«Quando hai un obiettivo così importante e lo senti vicino le forze dovrebbero moltiplicarsi. È come il ciclista che arriva stanchissimo ma appena vede il traguardo dimentica la fatica e riesce comunque a vincere…».

Invece?
«Non ho visto una squadra correre unita verso l’obiettivo. Ci sono momenti in cui si può andare in difficoltà in campo, ma bisogna aiutarsi. E poi non ho visto personalità. Se un compagno sbaglia è giusto dirglielo per sistemare le cose».

Non correre uniti per l’ obiettivo è una critica dura: crede che in questo possa influire negativamente anche l’ambiente o la società?
«Io osservo e mi faccio un’idea. Non credo che l’ ambiente, se parliamo di tifosi, possa essere un problema. Se poi il club non aiuti e supporti la squadra a gestire la pressione questo non lo so. Non conosco i dirigenti. Di sicuro a questi livelli ogni particolare
diventa importante».

Tatticamente che cosa non l’ ha convinta?

«Il passaggio alla difesa a cinque. Conosco bene le qualità degli uomini di Spalletti, che giocano un buon calcio e sanno difendersi col possesso palla. Invece arretravano ed erano sempre in difficoltà. Se stai a cinque non puoi prendere gol in quella maniera. Rinforzi la linea con un uomo in più per non lasciare spazi e poi invece in due sbagliano “escono” e creano l’ occasione alla Roma per pareggiare».

Non crede ci sia un problema di condizione fisica, visto i finali in calo?
«Può essere. Ma torniamo a quello che dicevo prima. È la testa che comanda le gambe. Se devo raggiungere un obiettivo importante e ho anche lo stadio che mi spinge trovo comunque il modo per essere aggressivo. Invece contro la Roma il Napoli lo ha fatto solo mezz’ ora senza però “ammazzare” la partita. E poi non è possibile che non si faccia magari un fallo in più per bloccare l’ avversario. Contro la Fiorentina si è perso senza neanche un ammonito…».

Sembra critico anche nei confronti di Spalletti.
«A me il suo calcio piace. Il Napoli di inizio campionato giocava benissimo, era spettacolare. Ora non sembra la stessa squadra. Per esempio a me Osimhen piace tanto ma sbaglia chi pensa sia un contropiedista. Lui è fortissimo di testa e più veloce di tutti in area. Giocasse con un altro attaccante accanto segnerebbe di più lui. Mertens? Lo consigliai al club quando era al Psv e resta fortissimo. Dries potrebbe dare una bella mano lì davanti»

Quasi 40 anni dopo, che cosa le è rimasto della sua esperienza a Napoli?
«Mi spiace solo non aver vinto nulla. Ma giocavamo un bel calcio. Nonostante tutto quello che ho vinto con l’ Ajax, mi sono divertito di più con il Napoli. Per me rimane l’ esperienza più bella che abbia fatto da calciatore».

Vive a Marbella, in Spagna, ma appena può viene a Napoli.
«Adoro passeggiare sul Lungomare e anche per i Quartieri Spagnoli, con la mia macchina fotografica cerco di cogliere gli angoli più affascinanti della città. C’è solo una controindicazione…».

Cioè?
«Il cibo, troppo buono. E poi incontro parecchia gente che mi riconosce nonostante non abbia più il caschetto di capelli. E si finisce con prendere sempre un caffé. Mi piace molto, ma in questi giorni sto esagerando».

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