Alberto Zaccheroni, ex allenatore, oggi è intervenuto ai microfoni di Vikonos Web Radio/TV; durante il suo intervento, Zaccheroni ha commentato le difficoltà che sta incontrando il Napoli di Spalletti in quest’ultima parte del campionato. Ecco le sue dichiarazioni:
“Manca l’abitudine a vincere. Ad inizio stagione, prima della partenza, onestamente mi aspettavo un Napoli in lotta per la Champions, ero certo avrebbe fatto molto bene. La squadra ha qualità ed un allenatore che al primo anno riesce a catturare gli animi dei propri giocatori. Peccato, perché in questo finale di campionato è venuta fuori la disabitudine a vincere. Le squadre che nel Dna hanno uno storico di maggiore livello inevitabilmente hanno la meglio. Al Napoli è mancata la convinzione di poter vincere lo scudetto. Non è una questione di esperienza, perché nel Napoli gioca gente che è in azzurro da 10 anni e che disputa coppe europee e Mondiali. Piuttosto, è una questione di abitudine a giocare per traguardi prestigiosi. Speravo che la pancia vuota dei giocatori potesse essere un vantaggio, ma alla fine ha pesato l’abitudine a vincere. Mi dispiace perché è una costante degli anni, il Napoli è stato sempre brillante e competitivo ma l’ultimo scalino non ha mai saputo salirlo. I giocatori, ad esempio: fanno bene ma gli manca il guizzo, eppure sono di primissimo livello. Penso ad Osimhen, attaccante che ha dimostrato, soprattutto negli spazi, di essere devastante. Insigne la sua parte la fa sempre, viene criticato oltre il dovuto forse perché è napoletano. Eppure si vede quanto senta la maglia, quanto soffra se le cose non vanno come devono. Il salto di qualità manca a Zielinski, che ha potenzialità straordinarie, ma gli manca quel qualcosa in più. Zielinski fu preso dall’Udinese, che lo ha fatto girare non so quanto tempo in attesa del salto di qualità, credo sia una questione caratteriale. La mia carriera è stata caratterizzata da molti subentri, è difficile parlare ed intervenire sui giocatori a campionato in corso: nel precampionato si può fare, io ad esempio prendevo l’albergo a poca distanza dal campo di allenamento e chiacchieravo con i miei giocatori, uno a turno, parlando di tutto fuorché di pallone. E lo facevo per intervenire laddove ve ne fosse bisogno. Vincere, in questo modo, diventa solo logica conseguenza. Ricordo lo scudetto con il Milan, nel ’99: a 7 giornate dal termine ad un gruppo abituato a vincere, ma che da due anni arrivava sempre decimo, gli fu data l’opportunità di vincere lo scudetto. Lo vincemmo perché un gruppo vincente vuole tornare ad esserlo dopo due anni di digiuno. Ecco perché dico che in queste ultime cinque giornate il Napoli deve dare tutto quello che ha. Ho visto gli azzurri con la Fiorentina, squadra difficilissima da affrontare, che al Maradona ha vinto più per propri meriti che per demeriti degli azzurri. Mancano cinque gare, vediamo cosa danno i calciatori. L’allenatore con personalità c’è, la qualità nell’asse centrale pure, ed è tanta, davvero. Dipende solo dai giocatori“.