A Radio Punto Nuovo è intervenuto Giovanni Capuano:
“Temo e credo che al termine di Italia-Turchia Mancini farà un passo indietro e si dimetterà. Impossibile pensare che abbandoni prima di martedì. Alla fine il passo lo farà autonomamente e penso sia un gran peccato, una grande occasione persa. Ieri abbiamo vissuto qualcosa di storico in negativo, ci sono colpe da mettere in fila e analisi da porre. Rifiuto l’idea che siamo tornati all’anno zero del calcio italiano. L’anno zero del calcio italiano è novembre 2017, il giorno dopo l’eliminazione contro la Svezia, quando si pensava che il calcio italiano non avesse più nulla da dare a livello tecnico. Tanti si rifiutavano di accettare o ascoltare la proposta della Federazione di prendere in mano la Nazionale e dovemmo attendere 6 mesi prima dell’arrivo di Mancini, bravo a calarsi in quel ruolo e con tanta voglia. Non siamo all’anno zero, andiamo fuori per nostri demeriti, per come è stato gestito il post Europeo, per il pareggio che non potevamo permetterci con la Bulgaria. Usciamo anche per una serie di circostanze irripetibili, come sbagliare due rigori decisivi. Difficile giudicare una partita come quella di ieri, con la Macedonia che non ha fatto nulla per vincere. Otto mesi fa abbiamo vinto l’Europeo, Mancini è l’uomo giusto perché lavora con i giovani e ha idee vincenti. Gravina politicamente è blindato e non è nella stessa situazione di Abete nel 2014 o Tavecchio nel 2017. Credo che la Federcalcio stia facendo delle riforme. Oggi chi chiede che si butti tutto all’aria sta cercando di prendere tempo per evitare che queste riforme arrivino a compimento. Quindi non fa il bene del calcio italiano. I club di Serie A da mesi hanno Gravina nel mirino, qualcuno ieri sera secondo me ha festeggiato. Oggi molti di loro sperano che Gravina se ne vada per riportare tutto a zero. Gravina ha fatto tante cose, compresa quella di prendere Mancini e metterlo alla guida della Nazionale. Non andiamo fuori dal Mondiale perché non ci è stata data la settimana di riposo in più, ma la settimana negata è il simbolo della disattenzione di tutto il sistema a un momento oggettivo di difficoltà di un gruppo che solo otto mesi fa regalava un propellente straordinario a un sistema declinante. Penso che i dirigenti come Marotta avrebbero dovuto rinunciare a fare quella pagliacciata dei ricorsi per giocare le partite quando vogliono, togliendo quel piccolo spiraglio di possibilità a chi dentro la Lega lavora ai calendari. Questo significa essere incapaci di lavorare di sistema”.