L’edizione odierna de Il Foglio ha fatto il punto sulle soluzioni che potrebbero salvare il calcio italiano dal declino totale. Secondo il quotidiano vi sarebbero tre proposte.
Primo. La presenza in panchina di Roberto Mancini. Ovviamente dipende da lui, il presidente federale Gabriele Gravina lo ha già confermato. Il Mancio ha rimandato la decisione. Certo, il fallimento è pesante, ma bisogna ripartire ed è lui l’ uomo giusto. Purtroppo, chi lo conosce bene, assicura che non resterà. Non fatichiamo a crederlo.
Secondo. Una maggiore collaborazione tra club e nazionale. Questo riportò la Germania a vincere il Mondiale dopo la crisi alla fine del millennio precedente. Un’ unità di intenti per rifondare il reclutamento, la formazione dei giovani calciatori. Un progetto comune che aumenti la percentuale dei giocatori italiani nelle squadre Primavera, ora al 30 per cento. Progetto che riduca gli stipendi e che non premi solo i grandi vecchi. Un progetto che contenga le commissioni agli agenti. Un progetto che veda la Nazionale centrale. Forse non sarebbe cambiato nulla, ma con una settimana in più il ct avrebbe lavorato meglio, soprattutto nel limare paura e frenesia. Lo diciamo ogni volta, anche se sarà difficile, considerati i precedenti tra Gravina e la Lega di Serie A che considera la Nazionale come un fastidio, già di suo, e ora è anche peggio, essendoci di mezzo un duro contrasto politico.
Terzo. La rivalutazione immediata del materiale umano a disposizione. Questo, di tutti, è l’ aspetto più importante della vicenda Nazionale. Perché, anche se la seconda proposta trovasse consensi, i suoi effetti non saranno certo immediati. Bisogna riprendere un cammino: tra un anno, a marzo, partiranno i gironi di qualificazione all’ Europeo 2024 in Germania, dove, per quello che vale, ci presenteremo da detentori del titolo. Il materiale è questo. Speriamo sempre nell’ esplosione di un Rossi o di uno Schillaci, ma non è che dietro il gruppo manciniano ci sia una generazione di fenomeni. Chiunque sia il commissario tecnico, dovrà dedicarsi, oltre al fatto tecnico, a un lungo lavoro di ricostruzione psicoattitudinale. Le delusioni, nello sport, passano in fretta. Ma non sempre. Peggio di una sconfitta come questa, c’ è rimettersi in marcia dopo una sconfitta come questa.