Non è goliardia. Non è ironia. Il razzismo è inciviltà

Victor Osimhen, André-Franck Zambo Anguissa, Kalidou Koulibaly. Tre calciatori accomunati dall’essere neri e dal giocare per il Napoli. A tutti e tre è stato riservato un vergognoso trattamento razzista al termine della sfida di campionato contro la Fiorentina.

È inaccettabile che nel 2021 uno stadio o un evento sportivo possano essere teatro di tale disgusto. Lo sport nasce per unire, includere, non per dividere o creare nemici. Il razzismo non appartiene allo sport, così come nella vita, nella maniera più assoluta. Purtroppo, in Italia manca la cultura sportiva. Ciò che conta è solo la vittoria, non il resto. È un qualcosa di grave, perché lo sport non è solo il risultato, ma tutto quello che gira intorno alla sfera sportiva. Questo fa sì che il vincitore può tutto sullo sconfitto. Talvolta si tratta di semplici sfottò e di scherzi simpatici che non fanno male a nessuno e restano nella sfera del gioco.

Però, a volte, si può sfociare in gesti gravi, offensivi e discriminatori. Di tutto questo, fa parte anche la violenza e la discriminazione negli impianti sportivi. Un esempio può essere quanto avvenuto sempre a Kalidou Koulibaly durante Inter-Napoli 1-0 del 26 dicembre 2018. Il senegalese fu vittima per tutta la partita di ululati razzisti. Qualcuno, per minimizzare l’accaduto, provò a pronunciare delle parole vergognose: “Questa del razzismo è tutta una scusa perché il Napoli ha perso”. Le partite si vincono e si perdono, la dignità no, quella non si scalfisce. Come ovvio che sia, atti del genere possono essere causati anche da chi perde, al fine di attaccare l’avversario.

Bisogna porre rimedio a questo. Non è accettabile che lo sport sia veicolo di messaggi di questo tipo. Serve un forte intervento delle istituzioni, della Lega Calcio, perché non si può girare intorno ad una questione simile. Vanno banditi a vita dagli stadi e arrestati i singoli autori di gesti di questo tipo, e non punire intere tifoserie o persone che non c’entrano nulla. Bisogna educare al valore dello sport e non solo al raggiungimento della vittoria, fin da piccoli, lavorando sul rispetto per l’avversario e per il prossimo.

Ciò che resta, è che degli uomini nel 2021 devono essere attaccati per il colore della propria pelle. In tutto questo, la risposta più bella è quella di André-Franck Zambo Anguissa: “Potete insultarmi e chiamarmi scimmia, questo non influenzerà l’uomo che sono. So da dove vengo. Sono nero e orgoglioso di esserlo”. Le migliori parole da utilizzare in questa circostanza. Il razzismo è roba di persone piccole piccole, e non farà mai crollare gli uomini, quelli veri.

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