Nell’estate in cui lo sport italiano domina in ogni settore, nella stagione in cui la nazionale di calcio alza al cielo la coppa degli Europei, l’economia della nostra Serie A è letteralmente a pezzi.
Lo dimostra un report della Figc, indirizzato al Governo, che conferma come dal 2008 a oggi il calcio professionistico nostrano abbia perso qualcosa come 4,1 miliardi di euro. Con un indebitamento che è volato alle stelle. Sono 4 anni infatti che i marini operativi si riducono, per colpa del costo del lavoro che è salito del 4.6% ogni stagione. Un sistema che quindi è diventato col tempo insostenibile e che ha ricevuto un’ultima, grande, mazzata: la crisi economica legata al Covid 19. Nella sola stagione 2019 2020 la Serie A ha visto crollare i suoi introiti: -302 milioni per quanto riguardava i biglietti dei tifosi, ovvia conseguenza degli stadi chiusi, e segno meno di altri 228 milioni di euro per quanto riguarda gli sponsor. Un impatto negativo che supera quota 1 miliardo e 37 milioni.
E che il settore sia in perdita lo dimostra un altro grande calo, quelle delle scommesse sportive. “Le previsioni stilate per l’anno 2020 – si legge su Giochidislots – mostravano un valore della Raccolta pari a 74,42 miliardi di euro. Il dato reale è risultato poi essere quasi della metà: 39,15 miliardi di euro”, un calo influenzato dalla chiusura forzata delle agenzie di scommesse, sale gioco e bingo in aggiunta allo stop delle slot machine.
E per far ripartire il mondo del calcio, la prima cosa da fare è riportare gente allo stadio. Lo sa bene il Presidente della Figc, Gabriele Gravina, che ai microfoni dei giornalisti ha commentato le recenti possibili aperture del Comitato Tecnico Scientifico: “Oggi dal cts dovrebbe venire fuori una nuova disposizione e credo che gradualmente si dovrebbe passare al 75% di presenze dai primi di ottobre, per arrivare a breve al 100%“.
Gravina poi prosegue così: “I nostri campionati sono iniziati dal 22 agosto con il sistema dei controlli agli ingressi e con i green pass la curva dei contagi è scesa drasticamente. La dimostrazione è che se lo sviluppo della pandemia ha un tempo tecnico di 7-10 giorni e dal 22 agosto c’è stata un’involuzione nei contagi, evidentemente quella sorta di assembramento non genera effetti negativi sull’evoluzione della pandemia”. Il primo passo, insomma, è quello dei tifosi. Poi seguiranno gli altri: sponsor, diritti televisivi, immagine. Ma per ripianare la situazione servirà tempo. Molto.