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Spiragli tattici Vol.47: Anime di vetro

Fonte foto: SSC Napoli

Il Napoli perde ancora – settima volta in 20 partite – e sembra farlo, però, senza che le colpe siano di nessuno. Nel post gara, ancora una volta per Gattuso “non c’è nulla da recriminare”. Ad avere la meglio è il Genoa di Ballardini che si impone per 2-1 tirando due volte in porta grazie a degli errori degli azzurri.

Non è la prima volta che il Napoli perde così, anche a detta di Gattuso la partita persa in casa contro lo Spezia è stata molto simile a questa. Ci può essere sfortuna? Certamente, e lo dimostrano il forfait di Koulibaly alla vigilia e l’infortunio di Manolas verso fine match, oppure i due pali colpiti. Ma può essere sempre sfortuna? Sicuramente no.

Il Napoli ha sbattuto contro gli avversari

Partenza a razzo, in pochi minuti tre buoni tiri degli azzurri che hanno messo subito le cose in chiaro e facevano ben sperare: alla fine, si sono rivelati solamente il preludio di quella che poi è stata la partita del Napoli per i 70 minuti successivi.

I numeri spesso possono ingannare e succede anche nel calcio. Analizzando superficialmente gli xG (Genoa 0.98 – 2.62 Napoli), possiamo dire che il Napoli avrebbe meritato ampiamente di vincere la partita ma, esaminando dettagliatamente il match, è stata – in maniera paradossale – proprio la difficoltà del Napoli di far male al Genoa a creare una quantità così elevata di tiri che hanno di conseguenza gonfiato la precedente statistica.

Il Genoa scendeva in campo con un 3-5-2 che, in fase di non possesso, diventava 5-3-2. Ciò che ha fatto la differenza e che ha permesso ai rossoblu di non far entrare quasi mai il Napoli in area di rigore – nel primo tempo, ben dieci tiri da fuori per il Napoli e solo quattro in area – è stata la compattezza tra la difesa e il centrocampo.

Questa situazione è stata abbastanza ricorrente: circolazione del pallone all’esterno dell’area con i due reparti rossoblu molto vicini tra loro, passaggio quindi obbligato verso Mario Rui che poi sbaglierà di molto il cross. Si può anche notare come Demme sia stato bersagliato a uomo, cosa successa spesso nel match.

Il Genoa è riuscito tanto a mettere in difficoltà la fase offensiva del Napoli, quanto a essere aggressivo nella fase di costruzione azzurra. Ricordiamo che il Napoli in fase di costruzione, quando utilizza il 4-3-3, si schiera “3+1” in fase di costruzione, con quindi Manolas, Maksimovic e uno tra Mario Rui e Di Lorenzo, più Demme. Le mezzali sono negli half spaces e, anche loro a turno, possono dare un’opzione per lo scarico.

Nell’azione del primo gol del Genoa, ci sono sei giocatori rossoblu nella metà campo azzurra, ognuno con dei riferimenti ben chiari per provare a mettere in difficoltà il Napoli. Certo, un passaggio del genere non si deve mai sbagliare, ma il punto dell’immagine è mostrare l’altra faccia del Genoa, tanto bravo a barricarsi quanto aggressivo.

Il piano gara del Genoa era questo e non è la prima volta che lo mette in atto. Capitalizzare le poche azioni da gol è una caratteristica degli uomini di Ballardini: prima del match, i rossoblu erano la seconda squadra nelle ultime 7 partite (appunto quelle giocate con il “nuovo” allenatore in panchina) per percentuale di realizzazione (tiri/gol). Dare campo al Napoli ma facendolo sbattere negli ultimi trenta metri, forzano l’azione sull’esterno creando l’errore avversario e aggredire nell’altra metà campo per smorzare la costruzione avversaria: il Genoa così ha preparato e così ha fatto.

Problemi che persistono da – troppo – tempo

Come detto in precedenza, il Napoli non è partito male, mostrandosi subito abbastanza propositivo. I giocatori impiegati nella fase offensiva – Lozano, Petagna e Politano – infatti, per le nostre pagelle, sono anche stati tra i migliori in campo. Il problema è stato appunto sbattere contro la difesa degli avversari senza mai riuscire a trovare uno spunto decisivo o a mandarli in confusione.

Dall’ingresso in campo di Osimhen e Insigne qualcosa è cambiato: quest’ultimo e soprattutto Politano, spesso, venivano a prendersi il pallone più centralmente, per poi crossare in mezzo o allargare a destra per Lozano, che lì si trovava molto più a suo agio (la dimostrazione sta nella ventiquattresima ammonizione procurata in venti partite).

Uno degli spunti tattici più interessanti nella seconda frazione di gioco è stato proprio quello degli esterni azzurri. Qui vediamo Politano, schierato praticamente come mezzala destra, pronto a verticalizzare. Insigne attacca l’area centralmente e Lozano si sta spostando verso la fascia destra. Proseguendo, quest’ultimo troverà un varco proprio per il numero 24 che da pochi passi colpirà il palo.

Il problema, però, sta nel fatto che gli spunti tattici più interessanti nel Napoli siano stati verso la fine del match. Ancora una volta, buio totale dopo una rete subita. Il Napoli ha mille problemi, ma come abbiamo già detto durante questa rubrica “non è cambiando un solo uomo che la barca arriverà in porto”. Non è facile far fronte alle assenze di Mertens, Fabian, Koulibaly e forse tra poco anche Manolas, con Insigne e Osimhen che non sono ancora al meglio.

Non sono neanche accettabili, però, errori come quelli di Maksimovic e non è neanche la prima volta che capitano. Il Napoli è una squadra distratta e fragile sotto il punto di vista psicologico, nonostante la tanto agognata mentalità che sembra non esserci mai stata. Tirare per 14 volte su 26 da fuori area significa che ci sono state delle difficoltà e che qualcosa da recriminare c’è e, ancora una volta, non c’è stata traccia di una vera reazione dopo aver subito gol.

Questo problema persiste da tempo, forse troppo, e per chiudere riprendo una frase che usai anche – guarda caso – proprio dopo la partita contro lo Spezia: “Il Napoli sta sprecando tutto, anche la stagione. Perché? Nessuno è colpevole, ma tutti responsabili“.

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