Home Calciomercato Gazzetta – Parte il secondo mercato dell’era Covid: prestiti, giovani e pagherò

Gazzetta – Parte il secondo mercato dell’era Covid: prestiti, giovani e pagherò

Oggi riparte il calciomercato. Il secondo calciomercato dell’era covid dopo la sessione estiva. Un mercato, che come racconta Capitanio, partner di Deloitte, alla Gazzetta dello Sport sarà all’insegna di prestiti, giovani talenti e pagherò:

“No money no party. Il calciomercato al tempo della pandemia è un vorrei ma non posso, un equilibrio complicatissimo tra sogni di rinforzi e necessità di ridurre i costi. In altri tempi, come in qualsiasi sistema di vasi comunicanti, le esigenze dei club “venditori” sarebbero state compensate da quelle dei club “compratori”. Non stavolta. Molti, moltissimi vorrebbero liberarsi di esuberi o realizzare plusvalenze per mitigare le perdite da Covid, pochi, pochissimi hanno i soldi per finanziare tali voglie. A maggior ragione nel cosiddetto mercato di riparazione. La sessione che si apre oggi è la seconda dell’ era coronavirus: per capire come andrà a finire basta rileggere i flussi dell’ estate. In base alle stime di Cies, nella prima finestra di mercato della stagione 2020-21 le spese della Serie A sono crollate dai 1250 milioni del 2019 a 670, la Liga addirittura da 1400 a 350, ma tutte le grandi leghe hanno registrato una riduzione degli acquisti: la Premier da 1650 a 1490 milioni, la Bundesliga da 780 a 330, la Ligue 1 da 750 a 470. Questo perché, come spiega Luigi Capitanio, partner di Monitor Deloitte, «le drastiche misure imposte dai governi nazionali per contenere la diffusione del Covid-19 si sono abbattute come uno tsunami anche sul calcio, un settore industriale già in difficoltà a causa di un modello di business non più sostenibile per livelli di costi certi che assorbono la quasi totalità dei ricavi, sempre più incerti e dipendenti dai risultati sportivi». Uno tsunami che ha travolto tutte, grandi e piccole, per la prima volta. I bilanci della scorsa stagione parlano chiaro: le prime sei società di Serie A hanno accumulato 626 milioni di perdite, con punte di circa 200 milioni per Roma e Milan. E quest’ anno si è ricominciato a giocare senza pubblico negli stadi, con l’ aspettativa di danni ancora maggiori da conteggiare il prossimo giugno. «Le nostre analisi sugli impatti del Covid-19 ci dicono che per la Serie A, tra la stagione 2019-20 e il girone d’ andata 2020-21, i mancati proventi da ticketing, ricavi stadio, merchandising e sponsorizzazioni si attestano a un valore non inferiore ai 350 milioni di euro. Stessa situazione per tutti i principali campionati europei», dice Capitano che, di conseguenza, immagina una finestra di gennaio avara di grandi colpi: «In questo contesto, da un punto di vista prettamente economico e industriale, non è possibile ipotizzare un calciomercato in linea con gli anni passati. Mi aspetto infatti che questa sessione sarà particolarmente sterile, eventualmente con un surplus di offerta rispetto alla domanda. Offerta più che altro dettata dalla necessità dei club di far fronte a esigenze di cassa e di riduzione del monte-ingaggi in uno scenario in cui i ricavi saranno ancora stagnanti per qualche mese. La mia aspettativa per gennaio è quindi quella di una sessione con poche operazioni di mercato, focalizzate soprattutto su giovani promesse e per lo più orientate a materializzarsi nell’ arco di 12-24 mesi, sfruttando così l’ attuale ribasso dei valori di mercato posticipandone l’ effetto economico». E in effetti le principali operazioni che riguardano le big sono gli addii di Eriksen (Inter) e Khedira (Juventus), con la mina vagante Gomez (Atalanta). Un anno fa, di questi tempi, la Serie A aveva registrato il record di spesa per la sessione invernale con 215 milioni in acquisti, migliorando il primato dell’ anno precedente (160 milioni): la Juventus aveva messo sul tavolo 35 milioni per Kulusevski, l’ Inter 27 per Eriksen, il Napoli 21 per Lobotka, il Milan si era assicurato Ibrahimovic a parametro zero. Italiane alle spalle delle inglesi che nel gennaio 2020 avevano realizzato la seconda spesa più alta della storia (275 milioni) dopo il record di 490 milioni del gennaio 2018 quando la finestra invernale fu scossa dai 120 milioni del Barcellona per Coutinho e dagli 85 del Liverpool per Van Dijk. Prezzi che sembrano appartenere a un’ altra era calcistica. Ora non ci sono soldi e, in vista della riapertura dei trasferimenti, il consiglio federale ha deciso di allentare i controlli, su espressa richiesta della Lega Serie A. Si è intervenuti in particolare sull’ indice di liquidità, cioè il rapporto tra debiti e crediti a breve che misura la capacità di un club di far fronte ai fabbisogni della stagione. Di solito i club devono rispettare un valore minimo (0,8 nel 2020-21) per poter fare mercato: se scendono sotto quella soglia le operazioni in entrata sono bloccate, a meno che non intervenga l’ azionista con iniezioni di denaro oppure che non si riequilibri il saldo di mercato con le cessioni. L’ emergenza Covid ha imposto una deroga, anche per andare incontro ai proprietari in difficoltà con le loro imprese: i club in carenza di indice di liquidità potranno effettuare comunque acquisizioni di calciatori purché il saldo negativo acquisti-cessioni non superi, per l’ intera sessione, i 2,5 milioni. L’ orizzonte, a questo punto, appare di difficile lettura. Quando arriverà il “rimbalzo”? Capitanio di Deloitte intravede la luce in fondo al tunnel: «Per la finestra estiva m’ immagino un nuovo impulso a importanti transazioni di mercato grazie al progressivo ritorno alla normalità post-Covid con la riapertura degli stadi al pubblico, alla creazione della media company di Serie A che determinerà importanti flussi di cash-in per i club e all’ auspicata affermazione del percorso di rinnovamento degli stadi che consentirà al settore del calcio di tornare ad attrarre grandi investimenti su scala nazionale e internazionale»“.

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