Non chiamatelo “aziendalista”

Gennaro Gattuso riabbraccia la vittoria al San Paolo, l’allenatore calabrese da quando è arrivato al Napoli a dicembre ha rivoltato come un calzino la situazione disastrosa che si era venuta a creare in campo e non solo tra gli azzurri. Sono 9 le vittorie di Ringhio sulla panchina del Napoli, una in più rispetto al suo mentore e predecessore Ancelotti. Un Gattuso che grazie alla sua grinta e alla sua sincerità ha rimesso per intero un Napoli che era a pezzi, “un giocattolo rotto” ma lui l’ha saputo aggiustare ed i frutti si vedono: vittorie importanti contro Lazio, Inter e Juve, passando un pareggio che sa di amaro contro il Barcellona agli ottavi e la qualificazione ancora aperta. Vittorie come detto, non solo sul campo: infatti ha rigenerato un gruppo che ero alla sbando, giocatori che ormai erano alla fine di un ciclo. Esempi? Uno su tutti è il capitano, Lorenzo Insigne, che con il nuovo allenatore è tornato a segnare ed a essere decisivo ma sopratutto sta imparando cosa significa essere “capitano” di un gruppo. Ha riscoperto un giovane Elmas fin qui un oggetto misterioso, un calciatore bravino ma non pronto a certi palcoscenici, addirittura alcuni urlavano a gran voce che fosse il cosiddetto “pacco” ma con Ringhio il macedone ha scoperto ritrovato quell’ estro, quel talento che hanno convinto gli addetti ai lavori a prenderlo in estate. Tutto questo grazie a scelte che hanno comportato ovviamente a situazioni non facili da gestire: “Non mi sto comportando bene a livello aziendale”. Così in conferenza stampa, Gattuso ha espresso con tutta la sua onesta le sue scelte. Lozano pagato 42 milioni, giocatore più pagato della storia azzurra, con lui ha visto praticamente solo la panchina. Llorente è un oggetto misterioso. Koulibaly preso dalle noie fisiche non da sicurezza nel reparto difensivo, Maksimovic gli ha rubato praticamente il posto. Allan prima fuori rosa, poi rintegrato solo come ultima scelta a centrocampo. Tutto questo solo a favore dei risultati, a favore del Napoli. Gennaro Gattuso, non chiamatelo aziendalista.

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