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Il Mattino: “ADL fino alla fine ha sperato nelle dimissioni di Ancelotti! Sul faccia a faccia…”

Ha tenuto il punto, non ha voluto dimettersi. Gli avevano scavato la fossa ma lui ha preferito che glielo dicessero guardandolo in faccia: e così, dopo aver atteso inutilmente l’ annuncio del suo addio, Aurelio De Laurentiis, appena due ore dopo la fine della gara con il Genk, ha licenziato Carlo Ancelotti. L’ ultimo santone del calcio italiano cade dal piedistallo nonostante il passaggio agli ottavi di finale, nonostante un girone di Champions finito imbattuto. Nulla da fare. Era tutto scritto, era tutto annunciato già da qualche giorno. Era la gara di Udine il suo crocevia: ed è stato un fallimento. Da oggi inizia l’ era di Rino Gattuso, che è atteso già in giornata a Napoli, con il suo staff

IL FACCIA A FACCIA Nel pomeriggio c’ è allenamento a Castel Volturno ma non ci sarà nessuno degli Ancelotti a dirigerlo. Sua Maestà Carletto è già stato gettato giù dal trono. Era chiaro da molti giorni, ampiamente annunciato che per De Laurentiis, l’ avventura di Ancelotti era al capolinea. «Se ci vediamo sabato con il Parma? Sì… forse…», dice Ancelotti. Ma già sapeva il suo destino. Va via perché ha commesso i suoi errori, forse perché ha sottovalutato questo ambiente che non conosceva per nulla e che ha fatto poco per conoscere davvero. Cade per mancanza di risultati e per un rapporto difficile con lo spogliatoio, un tecnico come lui non può collezionare nove partite senza vincere squadre, con tutto il rispetto, come Genoa, Bologna, Udinese. Non può farlo senza che che ci siano conseguenze. «So bene che le cose non vanno bene in campionato, ma i segnali per restare li ho avuti con il Genk: ho visto una squadra viva, reattiva. Non posso che essere contento», dice ancora. Una tragedia greca, novello Antigone in lotta tra la legge dello stato e quella del sangue. «Non so nulla della successione in panchina». Una piccola bugia. Sa bene che il successore è un suo pupillo, Rino Gattuso.

LA VIA D’ USCITA Non poteva che andare via: i suoi metodi di allenamento e i suoi approcci alle gare sono stati lentamente rigettati dal gruppo, con il quale non entrato in sintonia. Con frizioni di vario genere e problemi interni. Non solo con Insigne mandato in panchina anche ieri. Ma la gestione del ritiro di inizio novembre ha fatto saltare gli equilibri. «Non ho problemi con nessuno», ripete all’ ossessione. Ed è chiaro a De Laurentiis che quando un allenatore non ha la squadra dalla sua parte, quali che siano i motivi o le colpe da ripartire, non può avere un destino felice. Ma tutta l’ avventura è partita zoppa e da un certo momento in poi è stato chiaro che lui non fosse il profilo ideale per guidare questo tipo di Napoli, dopo la decisione di chiudere con Maurizio Sarri. E questa è una responsabilità da ascrivere a De Laurentiis. Ma se ne riparlerà. 

Fonte: Il Mattino

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