La coerenza, prima di ogni cosa. Quella di Aurelio De Laurentiis, presidente turbato e infastidito dal rendimento del suo Napoli, che decide per il ritiro fino a domenica. Ma anche quella di Carlo Ancelotti, tradizionalmente contrario a questo provvedimento, e che non può smentirsi all’ improvviso. Fin qui, due strade parallele che non si incrociano.
Se, però, il proprietario del club fa l’ annuncio pubblico e l’ allenatore, mezz’ ora dopo, a favore di taccuini e microfoni, ammette: «Non sono d’ accordo», la lettura della divergenza va molto oltre il pro e il contro. La crepa si è aperta nel bel mezzo di una crisi di risultati, davanti a una squadra che ieri neanche sapeva di dover restare «reclusa» per sette giorni (oltre la sfida di stasera con il Salisburgo in Champions, oltre quella di campionato di sabato contro il Genoa) e che non ha gradito il provvedimento, provando (inutilmente) a far sentire forte il proprio dissenso. Squadra che però fa anche fatica a stabilire da che parte stare. De Laurentiis ha imputato ai giocatori «cali di concentrazione e di tensione»; Ancelotti in questi mesi ha ascoltato le ragioni di qualcuno, ignorando i mal di pancia di qualche altro, e qualche screzio (vedi Insigne) c’ è stato. Ha schierato ruoli e posizioni secondo il suo piano tattico, deludendo qualche aspettativa. I risultati non sono arrivati, almeno non quelli previsti a inizio stagione, il gruppo si è diviso. La scelta di campo di De Laurentiis pone ora squadra e staff tecnico uno di fronte all’ altro, una sorta di resa dei conti nel momento forse più importante della stagione. Il presidente va oltre la sfida contro il Salisburgo che in caso di vittoria vale la qualificazione agli ottavi (« nelle gare di Champions facile mettersi in vetrina e fare bene») e punta l’ indice contro il rendimento a intermittenza generale che il Napoli ha avuto fin qui: «I giocatori dimostrino di valere il prezzo che abbiamo pagato per loro. Probabilmente in estate questo gruppo non si è amalgamato, il ritiro servirà anche a conoscersi meglio. Non mi inquietano i 18 punti in classifica, possiamo recuperare, ma bisogna avere continuità. I due rigori presi all’ Olimpico mi lasciano stupefatto: manca concentrazione».
Ad Ancelotti riserva parole al miele ( «È un signore perbene, non posso imputargli nulla») ma se i toni restano pacati, i fatti dicono che la dolcezza dei primi tempi va affievolendosi. Intervento perentorio, il suo. Con l’ avvertimento: «Se l’ altalena dei risultati dovesse continuare, dovrei portarli tutti in ritiro fino a Natale». Non c’ è margine di discussione. Ad Ancelotti non resta che fare buon viso. Precisa il dissenso ma va avanti: «Il ritiro è un dettaglio, la cosa più importante è che contro il Salisburgo è in palio la qualificazione agli ottavi di Champions. Non esistono se e ma, bisogna ripartire dai venti minuti buoni giocati contro la Roma e dalle prove ottime che abbiamo fatto finora in Champions». Stasera notte d’ Europa al San Paolo, la più importante. Vietato sbagliare: è l’ unico imperativo che mette d’ accordo tutti.