La lotta scudetto a cui il Napoli deve partecipare si fa meno serrata dopo un ennesimo risultato poco positivo e una squadra parsa pesante, svogliata e con la manovra offensiva che improvvisamente ha tirato il freno a mano dopo un inizio sfavillante. Diversi calciatori sembrano i lontani parenti di quelli conosciuti, Lozano ancora un punto interrogativo nonostante sia stato l’acquisto più caro della storia del club, ma la differenza in campo proprio non riesce a farla.
Ora è tempo di capire quale strada intraprendere, Ancelotti sembra il capo cantiere di un ‘work in progress’ continuo, lontano dalla bellezza e brillantezza che tutti auspicavano ad inizio stagione. Dopo 15 mesi di comando la retta via non è stata ancora trovata, facile trovare i colpevoli, difficile capire come scagionarli o meglio come fare per giustificare tali prestazioni. Un altro zero a zero dopo quello di Genk, un pareggio forse talmente insulso che non si ricorderà ed, anzi, bisogna dimenticare al più presto.
Indubbiamente giocare nello stadio Olimpico di Torino non è una passeggiata per nessuno, però la condanna non è solo per il risultato quanto più che altro per il modo in cui gli azzurri sono scesi in campo, infatti gli unici a salvarsi sono stati Meret con una parata su Ansaldi sul primo tempo fenomenale e Di Lorenzo la vera bella scoperta di questo Napoli: sempre attento, preciso nelle uscite e nelle coperture. Una luce in un tunnel buio in cui si stenta di vedere l’uscita.
La pausa per le Nazionali arriva sicuramente nel periodo più giusto, fra infortuni da valutare in difesa (Maksimovic, Hysaj e Mario Rui in infermeria) e soprattutto una tenuta fisica e mentale da migliorare seriamente.
Il tempo delle promesse, dei “poi si vedrà” è finito: la palla passa ad Ancelotti che deve dimostrare, senza pleonasmi, di essere l’allenatore vincente cresciuto negli anni per non finire poi sotto un processo che rischia di separare l’ambiente, già in parte saturo.