L’entusiasmo di fine stagione è ormai scemato con l’addio all’Europa League, l’ultimo obiettivo plausibile rimasto in gioco fino a qualche settimana fa. Il clima che si respira è tutt’altro che primaverile in particolar modo fra le frange estreme del tifo che tra striscioni e cori hanno, per tutta la stagione, contestato l’operato della società e per ultimo dell’allenatore. Ancelotti si è trovato fra due fuochi, quasi incredulo della frustrazione che è presente perché conscio che il suo lavoro è appena iniziato, con qualche sbavatura, ma non ancora concluso e comunque con un secondo posto, ergo accesso in Champions, conquistato. Un gesto più di tutti ha scatenato questa guerra ormai aperta: il rifiuto della maglia lanciata da Callejon ai tifosi ieri presenti allo Stirpe di Frosinone.
Inaccettabile per molti quel comportamento di un piccolissimo gruppo ultra che, per continuare la loro personalissima battaglia, ha risposto probabilmente nel modo più sbagliato possibile. Solidarietà e affetto da ogni dove per il calciatore spagnolo che, alla sua trecentesima presenza in maglia azzurra, avrebbe solo voluto fare un regalo ai sostenitori, lui che questi colori li ha difesi e li ha sudati in ogni gara. La risposta della società è stata decisiva: curve a 30 euro contro il Cagliari.
Un contro-movimento che però ha penalizzato soprattutto la parte sana del tifo: padri, bambini, ragazzi, studenti e appassionati in generale. Lo stadio è la casa del Napoli e dei napoletani che, ad oggi, mostra una crepa enorme difficile da risanare. Si sarebbe, invece, potuta organizzare una bella iniziativa per tutelare le persone perbene e dare un segnale di coesione con chi va al San Paolo per stare vicino alla squadra come ad esempio una sessione di autografi, anche solo per i bambini, di un paio d’ore, a Castel Volturno per chi possedesse la maglia di José Maria Callejon. La società dovrà essere in grado di proteggere e rendere felici chi lo merita, chi macina chilometri e dà i propri guadagni per seguire la propria fede. In questa guerra di pancia non ci saranno né vinti né vincitori, ma sicuramente chi ci va a perdere è il tifo sano.