Il Napoli inizia a mettere il turbo in questo calciomercato di cambiamenti e rinnovazioni.
Il primo colpo, Simone Verdi, è stato annunciato qualche giorno fa dal patron dopo un corteggiamento durato mesi che ha visto, infine, questo matrimonio farsi.
Il secondo acquisto è ormai imminente e viene da più lontano, dalla bella Spagna, precisamente da Siviglia sponda Real Betis.
Classe 1996, quasi 190 centimetri di stazza e classe da vendere.
Lui è Fabián Ruiz Peña, o semplicemente Fabián, il talentuoso centrocampista che quest’anno si è fatto decisamente notare grazie alla bravura dell’attuale allenatore, Quique Setién, il quale ha capito di dovergli regalare la giusta libertà di posizione che hanno inciso sulla sua crescita.
Il gioco piacevole, fluido, di un tocco e via della squadra bianco-verde avrà stupito De Laurentiis, Giuntoli e finanche Ancelotti che lo hanno voluto a tutti costi, anche più della clausola di 30 milioni (con un quinquennale da 2.5 milioni), “strappandolo” alla concorrenza di club come il Chelsea, Arsenal, Real Madrid. In particolare, proprio contro i blancos, ha fatto una delle partite più belle della sua carriera, permettendogli di qualificarsi come più di una semplice promessa.
Il Betis non è solo la squadra che lo ha cresciuto, ma è quella del suo cuore. Sempre fedele ai suoi colori, ha dovuto rinunciare due stagioni fa alla prima squadra – a gennaio – incontrando Payet, uno che in panchina ha fatto capire di non amare particolarmente i giovani, così da accettare l’Elche in Segunda che, se da una parte non è riuscito nell’obiettivo di salvare, dall’altra gli ha permesso l’accesso alla Nazionale spagnola under 21.
La maturità di questo ragazzo di ricominciare dal basso per poi risalire lo ha premiato in un’annata, per lui, che ha segnato un passaggio importante di carriera alla corte di Re Carlo, tra l’altro in un ruolo difficile da sostituire con l’ormai più che probabile partenza di Jorginho per Manchester, sponda City.
Il suo dinamismo, la capacità di tirare con disinvoltura da fuori area, di dribblare, difendere palla e di liberarsi facilmente nello stretto dell’avversario, seppur non sia propriamente un piccoletto, non riescono a classificarlo in un solo ruolo: trequartista, fluidificante, mezz’ala e appunto regista, bravo sia in un centrocampo a due che a tre. Le sue capacità, dunque, sono oro per un allenatore come l’ex Milan che ama variare moduli in base alla partita e in base al risultato.
Sarà una pedina utile, quantomeno, per avere meno rigidità in un centrocampo come quello azzurro tanto schematico grazie al lavoro svolto da Sarri.
Curiosa la sua storia quando ha iniziato a dare i primi calci al pallone, si stenta a credere che i compagni lo chiamassero “la pulga” cioè la pulce, soprannome dato a Messi, perché col sinistro sembrava danzare sulla palla con una confidenza che andava al di là dei suoi anni.
Del fuoriclasse argentino, però, ha solo un ricordo d’infanzia, in quanto madre natura con lui è stata molto generosa, dotandolo di un’altezza che per niente assomiglia a quella di Lionel e, così, da attaccante è stato arretrato per diventare il faro del suo Betis con una percentuale altissima di passaggi precisi, quasi l’87%, che in questo dato riportano a Jorginho. 3 gol e 6 assist nel bottino e un futuro ancora da scrivere.
Il Napoli di Ancelotti prende vita e De Laurentiis punta sempre di più ad un Napoli young and strong.