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De Magistris: “Volevano farmi vendere il San Paolo, è stata dura evitare la macelleria sociale”

C’ erano sia la vendita dello stadio San Paolo che la messa il liquidazione dell’ Anm tra le ipotesi in campo nella lunga notte di sabato scorso che alla fine ha portato la giunta de Magistris ad approvare il bilancio 2018-2020, con la decisione choc di mettere sul mercato il palazzo del Consiglio comunale di via Verdi. Momenti difficili, sabato scorso nella lunga notte del bilancio votato in giunta, con il sindaco che parla di un lavoro «un lavoro durissimo, quasi impossibile», perché «sui conti del nostro Comune hanno scagliato contro come meteoriti istituzionali due debiti dello Stato a gestione commissariale: uno di circa 100 milioni per un debito post-terremoto 1980 vantato dal consorzio Cr8 ed uno di circa 50 milioni per il debito Uta derivante dall’ emergenza rifiuti». Tutto nasce dalle sentenza della Corte dei conti che, in maniera inappellabile, ha stabilito che il Comune di Napoli ha sforato il patto di stabilità dagli ultimi quattro mesi del 2015 fino al 31 ottobre del 2016, attribuendo una sanzione, sotto forma di minori trasferimenti statali, da 85,6 milioni. Cosa che al Comune di Napoli era risaputo, ma che evidentemente non si attendevano che le motivazioni arrivassero il giorno prima di andare in giunta per approvare il bilancio.

Da qui, la corsa contro il tempo e le varie ipotesi sul tappeto che il sindaco elenca in un lungo post su Facebook, in cui afferma anche che «la Corte dei Conti applica una sanzione, in maniera infondata ed illogica, pari al valore del debito non allo Stato ma al Comune». De Magistris racconta che «i vertici amministrativi del Comune, unitamente al mio capo di Gabinetto, il colonnello Auricchio, vengono nel mio Ufficio e mi prospettano quattro scenari, uno più drammatico dell’ altro». Il primo, ricorda, che «gli effetti della sentenza sono quelli di provocare lo scioglimento del Consiglio Comunale, il bilancio non si riesce a chiudere, o comunque ci proveremo, mi dicono, ma il prezzo sarà altissimo». Il secondo: «Dichiarare il dissesto. Si congelano le procedure esecutive dei creditori, ma gli effetti sono devastanti: blocco di tutto, arretramento dello sviluppo della Città». «Il terzo: per provare a fare il bilancio dobbiamo tagliare spese fondamentali e vendere gioielli della Città. Tra i tagli, nel foglio lacrime e sangue che mi sotto-pone il bravissimo Ragioniere del Comune, trovo l’ eliminazione della refezione scolastica da settembre, il dimezzamento delle spese per il welfare, la contrazione del salario ai lavoratori, altra sequela di macelleria sociale», col sindaco che rivela come «oltre la vendita di beni monumentali ed anche lo stadio San Paolo». «Il quarto – dirà poi – per evitare la macelleria sociale, l’ alternativa è la messa in liquidazione dell’ azienda del trasporto pubblico Anm in quanto la funzione spetta alla Regione Campania e data la situazione drammatica non possiamo più sostenere il peso economico del nostro enorme contributo». «Il quadro», insomma, da qualsiasi parte lo si voglia osservare, «è drammatico». È qui che il sindaco racconta di aver scelto la soluzione che a suo avviso avrebbe evitato «la macelleria sociale. «La soluzione che sembra prefigurarsi, nelle prime ore del countdown, è quella di far espletare alla Regione la funzione del trasporto che per legge le compete».

Ed è qui che le parole dell’ ex pm suonano come monito per ciò che si potrebbe verificare in futuro: «Napoli – spiega – è l’ unica Città italiana che paga un contributo sul trasporto pubblico pari a quello della Regione, quando in Lombardia, Piemonte e Lazio, con capoluoghi ben più ricchi, grava il peso economico soprattutto sulle Regioni». La situazione dell’ Anm, infatti, è molto ma molto delicata: l’ azienda ha avviato in Tribunale la procedura di concordato per evitare il fallimento. Alla fine di aprile si saprà se l’ operazione sarà andata a buon fine. Molte decisioni ruotano attorno al futuro dell’ azienda di trasporto pubblico. Intanto, il sindaco è convinto di aver intrapreso la strada migliore per approvare «un bilancio per l’ anno 2018 senza tagli, senza mettere in liquidazione Anm, senza cedere i gioielli della città, anche se costretti a mettere a garanzia per l’ usura di Stato alcuni immobili che faremo di tutto per non vendere se si creeranno determinate condizioni amministrative». Questo passaggio del suo lungo post lascia intendere che, da qui a metà aprile, quando il bilancio così tanto contestato andrà in aula per il voto, potrebbe cambiare qualcosa. Una volta ancora. De Magistris vede intorno a se agitarsi nemici invisibili: «Ci vogliono fare fuori da sette anni – dice -. Fanno ancor più male, però, alcuni proiettili istituzionali, taluni dei quali anche perfidi, ingiusti ed inaccettabili». E torna a parla re di «legalità formale del potere costituito intriso di ingiustizia» che «è solo un avvelenamento lento, ma mortale, della democrazia».

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

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