Home News CorSport: “Sarri riparte da undici certezze per il sogno scudetto”

CorSport: “Sarri riparte da undici certezze per il sogno scudetto”

E allora, a voi: al Napoli che procede praticamente da sempre, allineato e coperto, e ormai è divenuto una filastrocca, come quando il pallone era bianco & nero; a una squadra che la butti giù a memoria, sa d’impasto con il passato e invece guarda al futuro; al progetto made in Sarri, nella sua originalità e anche nella sua diversità, in questo blocco monolitico nel quale è stato rinchiuso il sogno. Si chiamano, ormai istintivamente, titolarissimi: e lo sono per davvero, per gerarchie scolpite nell’erba, per aver squarciato un solco tra sé e il resto della compagnia, per essere risuciti a conquistarsi un ruolo in copertina, ma evitando che gli altri, i compagni, restassero nell’ombra (se non statisticamente).

CANTICCHIATI. Una volta, e c’erano principalmente le radio e una fame di calcio che poi è stata saziata dalle tv, si canticchiavano dall’uno all’undici, con tanto di pause; adesso, avendoci lasciato le maglie personalizzate, sulle quali si può sistemare (quasi) il codice di avviamento postale, resta il modulo a far da riferimento e dunque a scandire il tempo, i ruoli, le posizioni, il 4-3-3. Reina (….rifiatate); Hysaj, Albiol, Koulibaly e Mario Rui (…rallentate), Allan, Jorginho e Hamsik (…pronti per ripartire); Callejon, Mertens, Insigne: sei volte su dieci, nel girone di ritorno, è toccato a loro, nelle altre quattro circostanze si sono «intrufolati» Zielinski (con l’Atalanta e la Roma) per avvicendare l’influenzato, Chriches (con il Bologna) e Tonelli (con la Lazio) per fari riposare Albiol. Poi è stato un copia e incolla, e mica per comodità, ma per convinzione: una sola sconfitta, con la Roma, un solo pareggio (a san Siro, contro l’Inter) e otto vittorie, che rappresentano la certificazione di una identità solida e la differenza (nel minutaggio, fors’anche concettuale e di possibilità) dalla Juventus.

RIECCOLI. Si ricomincia da ciò c’è stato in questo anno (all’inizio, però, giova ricordarlo, c’era Ghoulam a sinistra, che dal primo novembre ha dovuto lasciare il posto nel plastico a Mario Rui), da una Filosofia che sembra voglia trascinare all’indietro – a quando gli organici erano stringati – e che invece intende guardare lontano, in un orizzonte definito, a cui accedere attraverso le certezze di una squadra che sa quale sia il copione e come interpretarlo. Poi ci scappano gli umanissimi dubbi, e questi servono per arricchire di pathos la vigilia, altrimenti sarebbe tutto terribilmente scontato: Hamsik s’è diviso tra le bizze delle proprie tonsille e gli scherzetti dei flessori, ne è pero uscito sostanzialmente rimesso a nuovo dopo una decina di giorni di pausa, quelli che Zielinski ha dovuto impegnare con la propria Nazionale, e quindi sarà fifty-fifty, senza che cambi granché (in sostanza).

CEMENTO ARMATO. E’ il codice-Napoli, che viene decodificato con naturalezza da una squadra tenuta legata mica con la colla ma con il cemento armato: e per fare una «rivoluzione», o perlomeno provarci, non sembra neanche necessario dover ricorrere a diciotto uomini (Sarri dixit), perché esiste ormai la prova provata che possano esserne sufficienti undici, sistemati come pilastri a sostegno di un capolavoro. E si sa, può darsi che qualcuno di questi si possa «strutturalmente» piegare (a qualche acciacco, alle squalifiche) ma è complicato invece temere che si spezzino…

Fonte: Corriere dello Sport

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