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Gazzetta: “Come è bello il clasico all’italiana! Napoli e Juventus insieme sfondano il record della serie A”

Diarchia è parola di origine greca. Viene da dissós (doppio) e arché (comando). Nell’ Antica Grecia la diarchia definiva un governo o un’ autorità a due mani. Due soggetti con uguali poteri. Oggi la Serie A è retta dalla diarchia di Napoli e Juventus, divise da un punto intorno a quota 60. Le altre 18 guardano molto dal basso. Una situazione alla spagnola, dove per anni si è assistito al duopolio Barcellona-Real: in questa stagione no, il Madrid arranca nelle retrovie. Se l’ Italia fosse Spagna, il Napoli sarebbe il Barcellona, per la bellezza del gioco e per il calore della piazza, e la Juve ricalcherebbe il Real, per struttura societaria e forza giocatori. Con Napoli-Juventus è ritornato un clasico all’ italiana. Lo era già stato alla metà degli Anni Ottanta, quando la rivalità era più personalizzata, Maradona contro Platini. Oggi siamo a Mertens contro Higuain, grandi giocatori, ma non del livello dei loro rispettivi antenati.

IL NUMERO Tra le cifre di giornata, una spicca più delle altre. Dall’ introduzione dei tre punti per la vittoria – in Italia l’ annata 1994-95 – le prime della classifica, alla 23ª giornata, non hanno mai messo assieme tanti punti quanti ne hanno fin qui capitalizzati Napoli e Juve: 119 in due, 60 la capolista e 59 la Signora. Al massimo si era arrivati a 114 nel 2013-2014, con la Juve a 60 e la Roma a 54. Il nostro campionato tende al bipolarismo, nel senso di due squadre dominanti? Un po’ sì e non è detto che sia un guaio, anzi. Oggi gli altri tornei top d’ Europa sono sotto dittatura di un solo club. In Germania il Bayern ha praticamente vinto la Bundesliga, in Inghilterra il Manchester City ha ipotecato la Premier League, in Spagna e Francia dominano Barcellona e Psg. Giochi fatti dappertutto tranne che da noi. Sarebbe bellissimo, se la diarchia Napoli-Juve resistesse fino all’ ultimo. Qui di seguito analizziamo lo stato dell’ arte delle due contendenti.

GIOCO E GIOCATORI Napoli e Juve sono diversamente padrone. La capolista si mantiene in cima grazie alla forza del gioco, la Juve tiene il passo con l’ abbondanza e la profondità del parco giocatori. Sarri fa perno su 12-13 giocatori, sempre gli stessi. È una scelta libera o forzata? Un po’ tutte e due le cose. Non è facile entrare nei meccanismi del sarrismo , ci vogliono i requisiti. Sulla panchina del Napoli siedono elementi che altrove sarebbero titolari, per esempio Diawara e Rog. Non è facile neppure fare mercato per Sarri, preciso e ricercato nell’ indicare gli obiettivi. Non invidiamo il d.s. Giuntoli, costretto a barcamenarsi tra le esigenze tecniche dell’ allenatore e quelle contabili del presidente De Laurentiis. Il gioco del Napoli è di gran lunga superiore a quello della Juve, ma scarseggiano i pezzi di ricambio, architettura e armonia dei sarriani si reggono su equilibri delicati. La dura entrata di Djimsiti su Mertens a Benevento ha seminato panico tra i tifosi del Napoli, mentre la Juve sopravvive con tranquillità all’ infortunio di Dybala, anzi il fermo biologico dell’ argentino ha permesso il lancio di Bernardeschi. La Juve all’ opposto del Napoli gioca un calcio essenziale, in cui è più facile innestare facce nuove. Allegri nuota nell’ abbondanza e non ricerca la bellezza, ma la praticità. Siamo alla filosofia politica, l’ utopia di Sarri contro il realismo di Allegri. Non sarebbe male se per una volta prevalessero i sogni, però la realpolitik sabauda sa essere spietata. La variante Europa avrà peso e qui la Juve forse perderà qualcosa perché la Champions prosciuga di più dell’ Europa League.

MIND GAMES Giochi della mente, di cui José Mourinho è stato maestro assoluto (oggi meno). La comunicazione è forse il vero tallone d’ Achille di Sarri. Nel post Benevento l’ allenatore del Napoli ha detto: «A luglio la sfida scudetto era Juventus-Milan, secondo quello che dicevate voi giornalisti». Falso, a luglio la maggior parte di critici e opinionisti anticipava il duello Napoli-Juve. Sarri tende a costruire alibi anticipati per squadra e ambiente: le diversità di fatturato, lo smarcamento dal peso dei pronostici, le lamentele su anticipi e posticipi, il richiamo alla presunta eccezionalità del primato:«Il fatto sorprendente è che in alto ci siamo noi e non loro (la Juve, ndr)». Giustificazioni preventive, che non servono granché e che rischiano di rilassare i giocatori nel subconscio. Massimiliano Allegri è più furbo, più livornese, non mette le mani avanti, tiene i suoi sulla corda: «Non possiamo commettere passi falsi – ha detto dopo la goleada rifilata al Sassuolo -, il Napoli sta andando forte. È anche una sfida di testa, un passo alla volta».

PROSSIMA FERMATA Venerdì la Juve a Firenze, sabato il Napoli al San Paolo contro la Lazio. La prossima fermata rischia di annullare o incrementare distanze. Noi tifiamo perché la diarchia resista, i dualismi fanno bene allo sport.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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