Tuttosport: “No di Verdi spiazzante, ma non ha tutti i torti…”

Inatteso e, per questo, più fragoroso. Oddio, l’allungarsi dei tempi delle trattative qualche sospetto aveva finito per generarlo. Però si pensava al classico gioco delle parti: chi avrebbe potuto dire no, a 25 anni abbondanti, a un doppio salto in alto personale? Sportivo, con la prospettiva di lottare per lo scudetto. Ed economico, con la possibilità di raddoppiare ampiamente l’ingaggio attuale. Eppure Simone Verdi ha avuto la forza e, forse, l’incoscienza di negarsi al Napoli. A nulla è valso il pressing del ds Giuntoli e del tecnico Sarri. L’attaccante non si muove da Bologna, evitando di salire su un treno che ogni suo collega avrebbe volentieri preso. Le reazioni sono state (quando è andata bene) di incredulità, soprattutto da parte degli addetti ai lavori. Per tracimare nell’insulto (quando è andata male) da parte degli haters in servizio permanente effettivo alla tastiera. Verdi ha fatto un’alzata di spalle e ha fornito le sue ragioni.

Con molta serenità e con concetti estremamente condivisibili, anche perché in controtendenza in un calcio in cui si cambia maglia al primo mal di pancia, campione o brocco che si sia. Il rossoblù ha parlato di «progetto sposato» e di «percorso di crescita»: concetti che nel calcio durano lo spazio di un giorno e che invece Verdi ha fatto suoi, con convinzione. Lo ha fatto perché il Bologna gli ha dato finalmente fiducia, dopo anni trascorsi in giro per l’Italia in prestito, con poche presenze e altrettanto poche soddisfazioni. Verdi ha trovato in rossoblù quella continuità che non gli era stata concessa prima e l’ha sfruttata fino a varcare la porta della Nazionale nella dimenticabile gestione di Gian Piero Ventura. Una continuità che il Napoli non gli avrebbe potuto e voluto garantire. Ormai il modo di ragionare di Sarri è codificato: c’è un gruppo ristretto di titolari e gli altri devono sgomitare per trovare eventuale spazio. Una prospettiva che ha frenato Verdi, visto che – nonostante l’estrema duttilità – avrebbe faticato assai a scalzare Insigne o Callejon in fascia. Così è stato no, come fece – tanto per citare un esempio – Marek Hamsik nel 2011, quando il Milan pressava. Lo slovacco è diventato il leader del Napoli, Verdi può diventarlo in rossoblù. A volte è meglio essere primo nel villaggio che il secondo a Roma, spiegava Giulio Cesare. E Bologna sa essere un villaggio accogliente.

Fonte: Sandro Bocchio, TuttoSport

Articolo precedenteGazzetta – Ottavio Bianchi: “Verdi, ti rispetto ma non ti capisco! Napoli oggi non è solo amore…”
Articolo successivoIl Mattino: “Tanti nomi per l’esterno, ma la strategia del Napoli potrebbe essere un’altra”