Il Mattino: “La spinta dei tifosi non basterà. La forza di un azzurro sarà l’arma in più”

L’ urlo del San Paolo, la spinta dei tifosi che sono stati al fianco degli azzurri nei grigi pomeriggi di serie C come nelle fiammanti notti di Champions League, non basterà perché questa è una sfida tra due allenatori che, seguendo differenti percorsi, sono arrivati ai massimi livelli nelle rispettive carriere perché si sono isolati dal mondo esterno, dalle pressioni della pazza folla che accompagna le loro squadre e dei loro presidenti, e si sono concentrati su quel rettangolo verde che rappresenta tutto. Sarri, arrivato a 55 anni su una panchina di serie A mentre Guardiola a 38 già vinceva la prima Champions, ha la grande occasione per dimostrare non di essere più bravo dell’ allenatore meglio pagato al mondo (17 milioni), ma per affermare il principio che una squadra funziona a prescindere dai nomi altisonanti, dai curriculum e dagli ingaggi. Non si possono teoricamente mettere sullo stesso piano tecnico ed economico le rose di Napoli e City, ma a rileggere la partita di due settimane fa all’ Etihad Stadium ci sono state differenze non così nette. Azzurri timidi nella prima mezz’ ora, quel rigore sbagliato da Mertens avrebbe potuto psicologicamente abbatterli e invece li ha ricaricati al punto che nella ripresa si sono visti soltanto loro, i ragazzi di Sarri, mentre i fuoriclasse di Guardiola sono stati prudenti tradendo il loro spirito aggressivo. Si riparte dal secondo tempo di Manchester e non per fare bella figura, ma per tentare di conquistare tre punti che rilancino le possibilità di qualificazione agli ottavi. Il Napoli non è messo bene, tre punti in tre partite, quelli conquistati sull’ avversario più debole del girone, il Feyenoord. Se Guardiola non perde, è qualificato; se Sarri non vince, le chance diminuiscono anche se decisivo è lo scontro diretto con lo Shakhtar tra ventuno giorni al San Paolo. Non esistono invincibili, tuttavia i Citizens sono molto vicini alla perfezione, anche se nell’ ultima partita di Premier contro il West Bromwich Albion hanno commesso leggerezze difensive costate due reti.

Il Napoli dovrà usare le armi del City, che sono poi quelle che adopera in campionato. Ritmo alto, pressing incessante, linee strette tentando di replicare anche in Champions l’ alta percentuale di possesso palla. È complicato affrontare il City, che non ha uno schema definito e propone situazioni inimmaginabili in altri contesti tattici, come l’ esterno sinistro Delph che riesce a giocare in tre ruoli. Il tridente offensivo azzurro, deludente a Manchester (Insigne costretto a uscire all’ inizio del secondo tempo per problemi fisici), deve recuperare l’ aggressività e prezioso deve essere il lavoro dei centrocampisti – Hamsik in primis – tra le linee di passaggio perché il City, se ha spazio e riparte, è devastante. In difesa si riconferma l’ asse centrale Albiol-Koulibaly ed è una garanzia, per quelle che sono le possibilità del Napoli al cospetto di un gigante come quello di Guardiola candidato a giocarsela per la Champions, vinta nella scorsa primavera dal Real Madrid. Ecco, al Napoli per vincere servirà il coraggio mostrato otto mesi fa nella seconda partita degli ottavi Champions contro i Galacticos. Si partiva dall’ 1-3, però quell’ ora di grande calcio esaltò il San Paolo e fece tremare Florentino Perez, il presidente del Real che di fuoriclasse e di grandi squadre se ne intende. Certo, poi sarebbero arrivati i due gol di testa di Sergio Ramos in sei minuti a spegnere l’ illusione della rimonta, ma quello – con l’ aggressività, la precisione nel passaggio e nel tiro, la concentrazione nella fase difensiva – è il copione da ripetere se si vuole tentare di interrompere la lunga serie di risultati del City. E per farlo occorrono ovviamente gli uomini migliori. In questa partita è giusto che Sarri non attui il turnover sempre proposto in Champions, anche se è evidente che la priorità per lui come per la squadra è rappresentata dal campionato. Gioca dal primo minuto Allan ed è sulla carta una mossa che può dare più coraggio al Napoli. Il brasiliano in due anni è cresciuto molto ed è la sintesi di forza fisica, senso tattico e tocco raffinato. La sua assenza si è avvertita nei primi tempi sui campi di Shakhtar e City: evidente lo sbandamento del centrocampo anche perché tutt’ altre sono le caratteristiche di Zielinski. Allan, il cui acquisto non venne fino in fondo apprezzato nell’ estate 2015, rappresenta una risorsa irrinunciabile, al punto che può essere uno degli azzurri in grado – come chiede Sarri – di spaventare il City.

Tra i titolarissimi che formano questa magnifica orchestra c’ è quel piccolo grande belga che vorrà riscattare la scialba prestazione e il rigore fallito a Manchester. A Mertens riescono straordinarie giocate che possono alterare gli equilibri e non è un caso che fu lui a segnare al Real nella sfida dello scorso 7 marzo. Anche Guardiola presenterà la formazione migliore, il turnover non è nella sua mentalità. E poi le belle parole dedicate a Sarri non sono l’ omaggio di comodo a chi ha seguito la strada maestra del gioco: teme davvero il Napoli. Sarri non è il migliore «imitatore» di Guardiola, che ha potuto sviluppare le sue idee in club dove c’ erano infinite risorse tecniche ed economiche. Gli scenari sono stati molto differenti, se vogliamo anche a Napoli, dove non arrivano campioni affermati ma giovani da far crescere. Ed è una sfida che intriga moltissimo Maurizio, arrivato con questo gruppo al primo posto in campionato e ad una sfida da sogno. Può incoraggiarlo una statistica: il Napoli ha vinto al San Paolo quattro dei cinque confronti con squadre inglesi, gli ultimi sul City di Mancini nel 2011 e sull’ Arsenal nel 2013.

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