Quanta strada hanno percorso i tifosi e questo Napoli dall’era post Maradona ad oggi, quante lacrime, quanti sospiri, quante emozioni. Nessuno, o davvero pochi, avrebbero scommesso in questa squadra dall’aria così europea che tra poche ore scriverà parte del suo destino e della sua storia contro chi, diversamente, vive annualmente certi brividi.
Non è detto che tutti i sogni rimangano tali, imprigionati nei pensieri reconditi di chi ha scelto questa fede a prescindere dal blasone e dal prestigio, ma che in cuor suo immagina e fantastica di veder trionfare.
Davide contro Golia, si potrebbe dire, ma quell’omino ha battuto il gigante senza timore perché la vita e il calcio non sono scienze esatte: stupiscono o illudono, rendendo nulla scontato.
10mila anime arriveranno a Madrid, una partita di calcio quasi mai mobilita un numero così cospicuo di persone, l’amor che muove il sole e l’altre stelle direbbe Dante. Perché di amore si parla: incondizionato, viscerale, empatico.
Serviranno gli uomini migliori per questa impresa, a cui non dovranno tremare le gambe una volta calpestato il Bernabeu, rispettando l’avversario ma giocando a viso aperto, cercando di esportare il bel calcio anche lì. Per tanti giovani sarà la prima esperienza, quella che però racconteranno ai figli e ai nipoti, da tramandare generazione dopo generazione. Per altri sarà un dolce ritorno, soprattutto per Callejon nato e cresciuto con i merengues nel cuore. Ora, però, per lui esiste solo il Napoli, così come per Raul Albiol. Poche certezze, tante speranze ed una voglia matta di crederci a questo miracolo, in fondo non farlo sarebbe delittuoso!
Uno spicchio d’azzurro accompagnerà i beniamini in completino nero per il grande evento e chi non potrà esserci, ha salutato la squadra a Capodichino caricandoli ed incitandoli. Trent’anni dopo tornerà in quello stadio pure Diego Armando Maradona, arrivato nella capitale iberica già ieri sera per vivere insieme agli azzurri questo giorno così importante, lui che nell’87 è stato protagonista nella sola sfida contro il Real giocata finora, tra l’altro, a porte chiuse. A far terminare il sogno napoletano fu Butragueno, oggi il Pibe de Oro chiede una vendetta sportiva. Forse è questo il Napoli più forte dopo la sua epoca, con un Dios in meno ma un gruppo unito e compatto. Chissà, poi, se mister Sarri una gara così l’ha mai solo accarezzata col pensiero, probabilmente non avrebbe immaginato nemmeno di allenare la squadra della sua città di nascita e per la quale, da bambino, ha fatto il tifo.
Neanche la miglior favola del mondo può “battere” la storia – reale – di un semplice lavoratore di banca con una gavetta lunga e meritevole di successo. È anche la rivincita di chi vale senza avere un gran nome dietro le spalle, senza avere nessuno che gli abbia spianato la strada. Allora sì che vale la pena avere adesso un unico pensiero e il cuore a mille dal triplice fischio di sabato sera, a rischio infarto per l’amore di una vita. San Valentino per molti sarà dedicarsi all’azzurro, alla vigilia della partita del secolo o, meglio, della svolta e della crescita di un club da sette anni in Europa.
Fra poco più di 24 ore si chiuderà il primo capitolo di questa battaglia non così scontata. Le guerre si vincono sul campo, non sulla carta.
Napoli, divertiti e resta a testa alta. Sempre.