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EDITORIALE – Il Napoli gioca anche durante la sosta

Domenica anomala per i tifosi azzurri, e non solo, in virtù della sosta del campionato per favorire gli impegni delle nazionali. Nessun anticipo al sabato e domenica di silenzio dai campi della Serie A, tutto congelato come il freddo che bussa alla porta del nostro campionato. Il calcio ha, però, il potere di riuscire a far parlare di se anche quando, in realtà, è in silenzio. Quale occasione migliore di questa pausa per iniziare a parlare del prossimo mercato invernale?

A Napoli questo discorso, in verità,  è iniziato già da un pezzo, in particolare all’indomani dell’infortunio occorso a Milik. L’iniziale confusione dettata dall’istintivita è stata spazzata via, man mano, dalla riflessione e dalla consapevolezza che qualcosa sul mercato dovrà essere fatto ma, giustamente, senza sprecare preziose finanze ricercando e ingaggiando, poi, giocatori non funzionali al progetto. Gabbiadini, se ancora qualcuno non lo avesse compreso, ha dimostrato di non poter essere quella prima punta necessaria al Napoli. Il suo talento non è in discussione così come la raffinatezza del suo piede sinistro, rara e sicuramente non comune. Al talento, però, è necessario abbinare la praticità e la simbiosi sinergica con il resto del gruppo in modo che le ottime attitudini personali possano mescolarsi con quelle collettive e, insieme, dar vita ad una squadra dinamica e altamente produttiva. L’assenza di Milik ha smascherato le mancanze di un mercato estivo poco attento e previdente per quanto concerne il reparto offensivo. Correre ai ripari è un obbligo dal quale il Napoli non può esimersi. Ciò che ora occorre chiarire prima di intervenire, eventualmente, sul mercato è proprio il destino di Gabbiadini. Se la società, con il placet di Sarri, decidesse di tenerlo e costruire attorno a lui un progetto tecnico concreto  -diverso quindi da quello attuale-  il profilo da ricercare a gennaio dovrà essere, necessariamente, low cost. Al contrario, invece, se la società deciderà di cedere il bergamasco potrà investire cifre più importanti a gennaio, forte di una cessione immediata o posticipata alla prossima estate che porterà in cassa una cifra superiore ai 20 milioni. Da questo snodo, fondamentale, si potrà capire in che direzione sarà rivolto il lavoro di rafforzamento nella prossima finestra di mercato. Fare voli pindarici e sognare trattative irreali non è un gioco al quale il tifoso del Napoli può rivolgere i propri sforzi mentali. Questo tipo di esercizio darebbe solo il via alla degenerazione e alla fine di un progetto che, nonostante i recenti risultati, vive e può proliferare nel futuro. Zaza, ad esempio, è un profilo importante dato che conosce bene il nostro campionato  -anche troppo- potrebbe essere preso in prestito, senza quindi impegnare finanze elevate per confezionare l’operazione. Stesso discorso vale anche per l’ex Zapata. In quest’ultima operazione basterebbe trovare il modo per “risarcire” l’Udinese ma, visti gli ottimi rapporti, la soluzione potrebbe essere più semplice di quanto possa apparire oggi. Le ipotesi appena descritte permetterebbero al Napoli di tenere Gabbiadini non dovendo investire cifre particolarmente onerose. Diversa, invece, sarebbe la trattativa per Pavoletti. Quest’ultimo infatti non sarà liberato da Preziosi per una cifra inferiore ai 20 milioni. Un sacrificio così importante costringerebbe il Napoli, a quel punto, a dover rinunciare a Gabbiadini e venderlo all’estero, lì dove potrebbe incassare una cifra equivalente a quella richiesta dal Genoa. Considerare piste straniere sarebbe al quanto pericoloso in quanto il giocatore non sarebbe pronto nell’immediato ma solo dopo un periodo di inserimento e, quindi, il suo acquisto perderebbe la caratteristica fondamentale e necessaria in questo momento. Ora quanto non mai è decisiva la chiarezza e l’intesa tra presidente e allenatore, in sua assenza il rischio di fallire il mercato invernale è più che una semplice previsione pessimistica. Come due genitori occorre che le due parti (ADL e Sarri) siano complici per sostenere al meglio, senza sprechi economici e tecnici-tattici, il figlio (Napoli) ritrovatosi spuntato, deflagrato dell’arma principe x offendere gli avversari. Proseguire con questo handicap significherebbe compromettere definitivamente il proseguo di stagione, fallendo ogni obbiettivo prefissato. 

” Perhè tutto resti com’è, occorre che tutto cambi”. A cambiare dovrà essere la progettualità della società che, ancor più di quanto lo è ora, dovrà assorbire le necessità dell’allenatore, il quale dovrà sposare con maggior convinzione e fiducia le direttive societarie. Se a cambiare, infatti, sarà la attiva collaborazione -totale e non parziale- allora si potrà parlare come sempre di un Napoli importante, ambizioso e possibilmente vincente. Gli scudetti non sono esclusivamente quelli vinti a maggio ma, a volte, sono quelli che si vincono camminando insieme lungo la stessa strada acquisendo, al momento giusto, quel profilo necessario al miglioramento. Discutere su quale potrebbe essere la scelta giusta in merito a Gabbiadini, con tutto quello che ne conseguirebbe, è solo un gioco in cui punti di vista opposti duellano ad armi pari. La vera sconfitta sarebbe solo ed esclusivamente se non si effettuerà una scelta chiara, netta, lasciando in un limbo altamente distruttivo il Napoli.

Il campionato è fermo ma a Napoli è più vivo che mai, le parole viaggiano veloci e nascono di minuto in minuto infiniti presidenti e direttori sportivi. Fortunatamente tra una settimana tutto sarà ripristinato, tornerà il campionato e le chiacchiere si sopiranno per lasciare spazio a quello che realmente è il calcio: una partita tra due squadre che si affrontano in campo giocando -non parlando- a calcio. Il gioco che tanto amiamo è semplice, a renderlo complicato e anche meno interessante siamo proprio noi.

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