Il mago Sarri: da “maestro” a “provinciale” in soli 90 minuti!

Sono bastati novanta minuti per rivoluzionare gli umori di una città che, paradossalmente, fino a tre giorni prima urlava a squarciagola quanto fosse sublime il gioco del Napoli e quanto Maurizio Sarri fosse bravo nel suo mestiere.
È arrivata, in modo piuttosto spiacevole in verità, la prima sconfitta stagionale in quel di Bergamo, da anni terra arida per gli azzurri usciti quasi sempre con il bottino vuoto. Una gara bulimica, cupa negli atteggiamenti degli undici in campo. Stanchezza e troppa euforia per gli strascichi della Champions, un ossimoro letale che secondo il mister ha reso questa squadra irriconoscibile. Le polemiche, giustamente, non sono mancate ma soprattutto non è mancato il solito processo all’imputato numero uno: il mister. Da sempre si suole complimentarsi con la squadra quando si portano a casa i tre punti e, al contrario quando si perde, trovare nell’allenatore il vero capro espiatorio.

Perché ha fato giocare Jorginho che è a pezzi?”; “Perché Hamsik?”; “Perché non fa turnover?”: queste le domande principali che probabilmente tutti si sono posti. Sarri, dunque, da maestro di calcio è passato ad essere il solito provinciale sopo soli 90 minuti. Ha parlato di fatturato e di distanze nette con la Juventus, ma forse non tutti sanno o ricordano che lo ha fatto anche quando il Napoli ha vinto. Lui non ha peli sulla lingua, cerca di essere sempre chiaro: la squadra gli piace ma quest’anno è un punto interrogativo, troppo giovane e inesperta. Lo ha fatto capire dalla prima di campionato, lo ha ribadito nonostante i sei punti dopo Dinamo Kiev e Benfica.

Si sente ma non si ascolta, probabilmente. Doveva arrivare la prima batosta per ricordare che l’ex Empoli è un motivatore nello spogliatoio e non davanti alle telecamere, ove a distanza di due anni dalla sua prima in serie A mostra ancora le proprie emozioni e i modi impacciati tipici di un uomo sincero e senza fronzoli per la testa. La società, più che altro, ha mostrato, in antitesi, una linea totalmente differente. Alla praticità sarriana, De Laurentiis ha risposto, infatti, con i numeri: 128 milioni spesi e l’obbligo di arrivare più in alto possibile, scudetto incluso. In mezzo il nulla, perché senza Sarri nessuno parlerebbe. La voce di Giuntoli la conoscono solo i procuratori e nessun altro membro del club si è mai fatto vedere.

A dirla tutta, di fatturati, business plan ne hanno discusso in parecchi: da Mazzarri passando pure per il plurivincente Benitez . Vero è che il Napoli in questi anni è cresciuto notevolmente, altrettanto vero che nessuna big o meno è riuscita a diminuire il “gap” con i bianconeri. Nemmeno gli azzurri che hanno fatto un mercato obiettivamente in prospettiva, perdendo finanche l’unico vero top player passato all’acerrima nemica. Nessun processo alle intenzioni, soprattutto adesso in un momento delicato e con una sfida fra 11 giorni con la Roma. La squadra deve crescere mentalmente, credere nella possibilità di poter cambiare le cose, così insieme a Sarri che di strada nel vertice del calcio italiano ne deve fare, eccome. In compenso anche i tifosi, estremamente labili nei giudizi, dovranno imparare a gestire critiche ed elogi. Siamo solo all’inizio e sicuramente il toscano si troverà mille nuovi appellativi in base alle gare che affronterà. Se è bastata una sola partita persa per creare il panico, dovrà stare attento a non risvegliare il Vesuvio con l’eventuale prossimo K.O….

Articolo precedenteDalle Nazionali – Callejon: “Mi ha avvisato Reina, credevo fosse tutto uno scherzo”
Articolo successivoDalle Nazionali – Zielinski: “La concorrenza non è un problema. Con Milik feeling in crescita”