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EDITORIALE – Uno squarcio d’azzurro nel cielo d’Europa

Sono trascorsi ormai 746 giorni dall’ultima partita in Champions League degli azzurri. Era il 27 agosto 2014 e in quel di Bilbao il Napoli cedeva ai baschi il pass per la rassegna europea più prestigiosa. Era il Napoli di Benitez e di Higuain, era il Napoli fresco vincitore della Coppa Italia. Era un altro Napoli anche se alcuni di quegli elementi saranno presenti anche in questa nuova avventura europea.

Dopo due anni il Napoli riabbraccia la Coppa dei Campioni, per i più moderni la Champions League. Per la prima volta gli azzurri potranno godere della seconda fascia di merito, fondamentale per evitare quelli che furono in stagioni passate i cosiddetti “gironi della morte”. Il sorteggio ha decretato avversari sulla carta abbordabili ma non privi di difficoltà, le trasferte in terra ucraina e turca rispettivamente contro Dinamo Kiev e Besiktas non posso essere catalogate infatti come passeggiate di piacere. Stesso discorso vale per la terza avversaria, il sempre vivo e agguerrito Benfica che già una volta in Europa (Europa League) fece un brutto scherzo al Napoli eliminandolo dalla contesa. Insomma, un girone non propriamente banale e semplice, ricco di insidie e trappole dalle quali scappare attraverso l’esperienza accumulata in questi anni in cui l’Europa è stata di casa in quel di Napoli.

Dalla provincia all’Europa che conta – Esperienza dicevamo, la stessa che non può vantare Sarri, al debutto assoluto nella massima rassegna europea. Il tecnico azzurro mai aveva avuto anche la sola possibilità di confrontarsi con il calcio europeo per eccellenza. Il mister dei partenopei più volte ha espresso la propria emozione per il traguardo personale raggiunto così come la tranquillità con la quale approccerà a tale evento. A questo possiamo credere, il binomio che caratterizza Sarri è senza dubbio vincente. Un uomo per metà napoletano e per l’altra toscano, non potrà che affrontare la situazione con la giusta verve e la sana calma necessaria per uscirne da vincitore. Infondo a pensarci bene non si tratterebbe per lui di un vero salto nel buio. Dall’Empoli al Napoli il salto è stato notevole, un salto in alto affrontato con una leggerezza e una maestria degna di Tamberi. Già questa riflessione dovrebbe far dormire sonni tranquilli ai tifosi azzurri, pensando anche a quanto abbia determinato nella scorsa stagione al conseguimento del secondo posto e alla valorizzazione di molti elementi, alcuni quasi spariti dai radar, della rosa. Nulla da temere quindi, a Sarri non mancheranno gli attributi per sedersi al tavolo dei più bravi, essendo ed avendo già dimostrato di essere un grande anch’egli.

Uno squarcio d’azzurro nel cielo d’Europa – Quanto è mancata quella ‘musichetta’ ai tifosi del Napoli… Quelle note hanno di fatto scandito alcuni dei momenti più emozionanti e vibranti della storia recente del Napoli. Il gol di Cavani al debutto in casa della super potenza del City, la doppietta dello stesso Matador nella gara di ritorno in un San Paolo trasformatosi nell’inferno di Dante e in cui bruciare le aspirazioni milionarie e faraoniche degli sceicchi proprietari del Man City. La vittoria qualificazione di Villarreal, l’espulsione di Mazzarri, la doppia sfida al Chelsea che sarebbe diventato poi campione d’Europa. La rimonta impossibile quasi raggiunta all’Allianz Arena contro il Bayern Monaco, le lacrime contro il Borussia Dortmund. Queste sono solo alcune delle emozioni che hanno pervaso i tifosi del Napoli, dei brividi che hanno attraversato la loro schiena e dei battiti accelerati che hanno vissuto grazie alla Champions League. Un turbinio di sentimenti, scosse telluriche all’anima ed esplosioni di gioia senza pari. Forse tutto questo può sembrare folle, un’esagerazione, ma infondo che cos’è il calcio? Il calcio è la poesia di piangere per un gol sbagliato, è la sana leggerezza di commuoversi per una vittoria, è amore verso dei colori e verso una maglia, è speranza e desiderio, è allegria e voglia di condivisione, è tutto ciò che non si tocca con mano ma che tocca il cuore; semplicemente il calcio è vita. L’inno della Champions League è l’incarnazione in musica di tutto questo. È la concentrazione sotto forma di canzone della dolcezza e del brio, della fantasia e dell’armonia, del desiderio e della speranza. Forse per questo ha fatto così breccia nel cuore dei napoletani, tanto da onorarlo cantandolo nota per nota fino all’esplosione finale “the champions”. Quell’urlo ha rimbombato come un eco senza fine nelle coronarie dei tifosi azzurri, squarciando il cielo della notte e facendo nascere un angolo d’azzurro nel firmamento infinito. Forte e poderoso come un uragano, un uragano azzurro che si è abbattuto sulla terra sconvolgendo ogni cosa attorno. Non a caso infatti dopo poco è diventata una moda diffusa urlare in coro alla conclusione dell’inno della Champions. Mai nessun urlo però fu e sarà più forte di quello del San Paolo, perché come si brucia d’amore a Napoli per la propria squadra non si brucia da nessun’altra parte nel mondo. 

Quindi cielo preparati, le corde vocali dei napoletani sono pronte ad intonare l’inno della Champions, sono pronte a consumarsi per urlare con il cuore in mano quelle dolcissime parole attese per ben 746 giorni. Perché altre stelle cadano in nuove notti dei desideri e perché il cielo si squarci ancora una volta facendo brillare l’azzurro, lucente e voglioso di conquistare la fetta più grande possibile di quel firmamento chiamato Champions League.

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