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Marek, simbolo di fiducia e di rinascita: il capitano si ama, non si discute!

Le aspettative spesso non corrispondono alla realtà, perché l’essere umano tende ad idealizzare un concetto, una situazione o una persona. Ci aspettiamo sempre di più quando poi, talvolta, la parte migliore sta nel fatto di accettare com’è l’altro ed incominciare ad apprezzarne le qualità, soprattutto se ne vale la pena.

Nel Napoli sono passati centinaia di giocatori ma pochi, davvero pochi, sono riusciti a rimanere nel cuore dei supporter per i record battuti dopo il loro addio, tanti di passaggio a stento vengono ricordati. Chi scrive la storia è colui che renderà sempre vivide le emozioni dei tifosi, sarà definito l'”Immortale” e Maradona, appunto, non è stato soprannominato “Dios” senza motivo.

Lui non era semplicemente un calciatore, era IL calciatore per eccellenza, il re dei napoletani dopo i Borbone. I tempi cambiano e ovviamente anche i re. Oggi ce n’è uno che porta la cresta e ha innumerevoli tatuaggi: dall’aspetto qualcuno potrebbe pensar male, ma è in verità un ragazzo semplice e profondamente fedele, nella vita come nel lavoro.

Quasi due lustri hanno accompagnato Marek Hamsik in questa avventura azzurra, ne è trascorso di tempo da quando era un talento diciannovenne portato da Pierpaolo Marino, nello scetticismo generale, ad oggi, un uomo di quasi trent’anni con una fascia al braccio che vale più di ogni altra cosa. Accettatelo così, nel suo tranquillissimo temperamento, che, attenzione, non significa mancanza di personalità perché nessuno riuscirebbe a resistere 10 anni in una piazza come quella partenopea se non avesse avuto carattere o avrebbe avuto, appunto, il coraggio di indossare il sigillo che consacra un amore eterno.

Non stupì solo l’allora ds, oggi in forza all’Atalanta, ben presto si fece apprezzare dai tifosi più romantici che gli diedero scherzosamente il titolo di “Patrimonio dell’Unesco”. La gratitudine si può dimostrare in tantissimi modi: dal cambiare procuratore che voleva vederlo lontano dalla città in cui hai deciso di creare la sua famiglia alle parole mai fuori luogo o alla volontà di continuare questo percorso senza troppe pretese economiche.

Non avrà la continuità, la cattiveria agonistica (quella positiva) che tutti vorrebbero vedere nel capitano, ha le spalle larghe ma vuole lasciare ad altri il compito di trascinare i compagni perché è umano, ha i suoi limiti. È sempre stato, al contempo, fondamentale per tutti gli allenatori che ne hanno sempre elogiato le qualità tecniche ma soprattutto umane, come i suoi compagni.

Allan, per ultimo, che con le sue dichiarazioni lo ha premiato non solo per i pregi balistici ma finanche per quello relazionali, fondamentali in un gruppo. Capitano e miglior giocatore per tre anni consecutivi della Slovacchia, la sua terra, assistman, goleador e dotato di una intelligenza di gioco superiore a tanti altri colleghi di reparto, è un esempio per i più piccoli che non potendo avere la sua fortuna si accontentano, magari, dell’acconciatura particolare che lo contraddistingue.

È un bravo ragazzo con la testa… Cresta, pardon, sulle spalle ed è forse per questo che in tanti lo vedono come idolo. Non ha scelto di vivere nella lussureggiante Posillipo, ma in una villetta nel Villaggio Coppola vicino Castel Volturno, considerato dai vicini ormai un amico, uno come tutti gli altri. E sulla normalità ha costruito il suo stile di vita.

Negli ultimi anni, per di più, c’è stato un boom di bambini chiamati proprio dai genitori come lo slovacco, per ringraziarlo dell’amore verso questi colori. I giocatori sono ormai esempio per le giovani generazioni, i quali seguono i loro beniamini anche attraverso i social e nessuno mai ha riscontrato notizie negative sul suo conto.

No, questa non deve diventare una lotta fra i pro e contro Hamsik, non può esistere questo tipo di crepa fra i tifosi. Il capitano dalle 400 partite, dai record battuti e dal voler superare il traguardo Maradona per i gol e Bruscolotti per le presenze. Il numero uno tra i napoletani, con il quale è cresciuto ed è maturato.

Il sentimento viscerale che lega i giocatori ai partenopei è talmente forte che quest’ultimi, se traditi, usano spesso l’appellativo di “Core ‘ngrato” verso i più amati che sono andati via, giurando precedente vero amore.

E allora, cari tifosi, non abbiate la bramosia di sognare un altro Maradona per questo Napoli, imparate ad apprezzare chi di questa maglia non si è mai stancato ed è grato a questa città per quello che gli ha dato, senza pretendere il mondo in cambio.

Un calcio romantico, fuori dagli schemi potemmo quasi dire e che ai baci, alle frasi di circostanza ha preferito dimostrare con i fatti il suo affetto. Una bacheca scarna di trofei ma ricca di soddisfazioni e (quasi) primati.

Marek Hamsik è ormai storia.

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