Home News Insigne diamante napoletano: quando i gioielli più preziosi li abbiamo in casa…

Insigne diamante napoletano: quando i gioielli più preziosi li abbiamo in casa…

Frattamaggiore, 4 giugno 1991. Un posto e una data che tanti tifosi avranno imparato a memoria negli ultimi anni, facile intuire chi è il soggetto in questione, più difficile è capire che i gioielli più preziosi li abbiamo proprio nella nostra terra ed è “reato” lasciarseli sfuggire.

Per fortuna questa non è la storia di Lorenzo Insigne, lo scugnizzo napoletano che ormai si è consacrato nel calcio che conta. Quest’anno ha raggiunto l’apice: posto da titolare inamovibile sulla sinistra e convocazione in nazionale, pronto sicuramente per gli Europei.

Non ha mai nascono le ambizioni e i sogni, a soli 24 anni si può dire che alla vita non può chiedere di meglio. Una bella famiglia e protagonista indiscusso nella sua squadra del cuore, quella per cui da piccolo sul cemento di una strada tracciata da due pietre che fungevano da porta, lui immaginava di giocare un giorno. Era il più forte fra gli amichetti, i genitori si resero subito conto dell’enorme potenziale di quel piccoletto, che compensava qualche centimetro mancante con il genio calcistico e quel destro fatato.

La sua avventura non è, però, iniziata nel migliore dei modi. Provini su provini per cercare di realizzare l’obiettivo che fin da bambino lo affascinava: diventare un calciatore professionista e rendere orgogliosa la sua famiglia. Prima il no dell’Inter, preoccupato per la statura troppo minuta del ragazzo, poi altre trafile ed infine la felicità di essere entrato a far parte della squadra azzurra.

Dopo le giovanili, come si sa, il cambiamento più radicale, che lo rese consapevole delle capacità superiori ai suoi compagni, fu quando si trasferì nel Pescara di Zeman. Il “maestro”, come lui amava definirlo, lo ha plasmato, permettendogli di diventare finanche un grande bomber nel ruolo di esterno, grazie al gioco prettamente offensivo ideato dal boemo.

Dopo la super stagione in serie B insieme e suoi migliore amici Immobile e Verratti era arrivato il momento di fare il grande salto di qualità a Napoli. Prima con Mazzarri e poi dopo con Benítez, che lo ha valorizzato sempre di più insegnandogli in modo pragmatico entrambe le fasi, infine la ciliegina sulla torta porta il nome di Sarri. La fiducia ripostagli dal primo momento è stata poi ampiamente soddisfatta, divenendo uno dei classe ’91 italiani più forti e cercati da club di mezza Europa. In doppia cifra sia per numero di gol che di assist, per di più regista nel suo reparto e quella voglia di mangiare l’erba l’hanno reso un giocatore completo.

Il rapporto con la tifoseria non è stato sempre idilliaco, ma nessun amore è davvero grande senza piccoli screzi. “Nemo profeta in patria” qualcuno bisbigliava, oggi però non c’è nessuno che non porti nel cuore Lorenzo, ai fischi non ha sempre risposto bene, era giovane, arrabbiato, volenteroso di fare sempre meglio. Qualità che col tempo lo hanno premiato e gli hanno permesso di superare ogni ostacolo, compreso quel maledetto infortunio che lo ha tenuto fuori per alcuni mesi la scorsa stagione. Si è rialzato e da vero professionista si è ripreso le sue rivincite.

Il futuro pare già scritto, il colore sarà sempre l’azzurro. Il Totti di Napoli, ma con la speranza di essere ricordato per aver portato qualcosa di “grande” alla città come Maradona. Nessun paragone attenzione, non ne ha bisogno.

Scrivere una nuova storia, seguendo le orme del passato, per gioire insieme, oggi più di allora (difendendo la sua amata terra).

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