Torniamo indietro di qualche giorno, precisamente è giovedì 19 febbraio, immaginiamo di stare in un luogo dove si respira il calcio e la storia di questo club fa invidia alle grandi d’Europa. Lo stadio è il Celtic park a Glasgow e gli avversari sono a strisce neroazzurre.
L’Inter di Mancini, come già si sa, è uscita indenne dalla notte europea con un pareggio – amaro – fondamentale per superare il turno.
Sugli spalti, però, hanno subìto una sconfitta tale che quella del Trabzonspor contro il Napoli è niente a confronto. Insistenti, sempre di più, sono le voci le quali hanno affermato che dal settore ospiti siano partiti i soliti cori beceri contro i partenopei invocando il povero Vesuvio, un’immagine dunque bruttissima dello sport che avrebbe dovuto insegnare tutt’altro ai tifosi e agli amanti del calcio.
In Italia, purtroppo, è difficilissimo non mischiare questioni calcistiche con quelle sociali, l’ignoranza è decisamente troppa come la codardia, del resto. D’improvviso, però, i supporters “green“, ancor più forte, hanno intonato: “Come on Naples!” in segno di rispetto per la “capitale del Sud”.
Un’altra lezione da apprendere e che viene da lontano, l’ennesima brutta figura italiana che dà un’immagine negativa non di Napoli, la quale è amata ormai più all’estero che nella nazione, ma a quei tifosi che infangano prima di tutto loro stessi.
È impazzata in un attimo questa notizia, sul web in particolare, gli azzurri hanno immediatamente creato pagine di unione e gemellaggio o c’è chi ha semplicemente ringraziato gli, ormai, amici scozzesi per il gesto pregnante di significato.
Il “nemico in casa”, come si suol dire, ha vanificato, in questo modo, ogni tipo di supporto e quindi, di risposta, un “Jamm Celtic, you’ll never walk alone” diventa d’obbligo.
