Cesare Prandelli è stato esonerato dal Galatasaray, centoquarantadue giorni dopo aver stretto la mano del presidente Ünal Aysal, che a luglio gli era sembrata un gancio in mezzo al cielo per risalire dalla buca in cui l’ex ct era caduto dopo il fallimento mondiale e le conseguenti dimissioni da guida federale. Quella turca invece si è ben presto rivelata, per lui e per tutti i suoi collaboratori, una trappola inesorabile. Anche dopo il cambio al vertice e l’arrivo del nuovo numero uno, Duygun Yarsuvat, giusto un mese fa, Prandelli ha provato a mantenere la barra a dritta, ma senza i risultati sperati.
Una situazione kafkiana sul fronte societario e su quello dello spogliatoio, evidenti limiti tecnici di una rosa extralarge (32 giocatori!) dopo aver perso alcuni “pezzi” migliori, come Drogba, e trattenuto Sneijder, rivelatosi il “problema”, non la “soluzione”, hanno prodotto questo amarissimo risultato. La voglia di cercare un immediato riscatto dopo il colpo subito in Brasile evidentemente non gli avevano fatto valutare nella giusta misura la fuga anticipata da Istanbul di Roberto Mancini, suo predecessore, che, vinta la coppa di Lega, le nubi in arrivo le aveva previste in anticipo.
SECONDA VOLTA – Prandelli così conosce il suo secondo esonero in carriera, dopo quello di Venezia, nel lontano ottobre 2001. Lascia il Galatasaray fuori dall’Europa, non solo dalla Champions, dopo la sconfitta fatale subita due sere fa a Bruxelles, con l’Anderlecht e le goleade beccate da Borussia Dortmund e Arsenal. Ma nella Süper Lig la squadra è a un solo punto dal tandem di testa Fenerbahçe-Besiktas (20 punti dopo 10 giornate), avendo lasciato il vertice in virtù del ko interno contro il Trabzonspor di sabato scorso. Insomma, l’obiettivo “quarta stella”, ovvero 20° titolo turco della propria storia (una ogni 5 campionati vinti per tradizione locale), che poi era quello che gli era stato chiesto al suo arrivo, è ancora alla portata del club.
TRADITO – Eppure la storia che gli era stata raccontata, per fargli cambiare idea dopo il suo no alla prima offerta arrivatagli da Istanbul un paio di giorni dopo il suo rientro da Rio de Janeiro, era diversa. Un contratto senza particolari clausole, in linea con quello che aveva lasciato alla Figc, dimettendosi (1,8 milioni di euro) e un’apertura sul mercato, rivelatasi ben presto falsa. Prandelli aveva iniziato a lavorare in Austria, calandosi comunque con entusiasmo nella nuova realtà.
Operazione complicata dalla sofferenza economica della società, gravata da un deficit di bilancio di 310 milioni. Già ad agosto le cose si erano complicate. Esordio col piede sbagliato nella finale di Supercoppa contro i “nemici” del Fenerbahçe e avvio faticoso stagionale. La Champions gli ha regalato solo dispiaceri. Niente in confronto a quello che è accaduto dentro e fuori lo spogliatoio. Nonostante tutto il suo Galatasaray, fino a una settimana fa, era primo in classifica, fino all’epilogo di ieri.