Home News Un ex pallone d’oro boccia la moviola in campo: “Sarebbe un disastro”

Un ex pallone d’oro boccia la moviola in campo: “Sarebbe un disastro”

Juventus-Roma non finisce più. Ogni giorno un commento nuovo, una postilla, una frecciata. L’ultimo giudizio, dopo oltre una settimana dal contestatissimo 3-2, dalle gravi accuse di Francesco Totti e dalle dure repliche dell’ad Beppe Marotta, tocca a Michel Platini, presidente Uefa e icona bianconera degli anni Ottanta, interpellato a Bruxelles dove Uefa e Commissione europea siglano un accordo triennale di cooperazione per la lotta alle partite truccate, alla corruzione, al doping, al razzismo, alla violenza e alla tratta di esseri umani nel calcio.

Storie. “Sono sempre le solite storie – sospira Le Roi -: che la Juve è favorita, che chi vince è favorito dagli arbitri… Non ho visto la partita e nemmeno le immagini dei gol, dopo però ho sentito molte cose: sempre le stesse“. Le domande tentano di sovrapporre epoche, intrecciare fatti lontani, così a Platini viene chiesto se esiste un parallelismo tra le scelte discusse dell’arbitro Rocchi e il gol annullato trentatrè anni fa a Maurizio Turone: “Non giocavo ancora in Italia” dribbla come ai bei tempi, accettado invece di parlare della sua epoca, quando vinse due campionati davanti alla Roma e ne chiuse uno al secondo posto mentre i giallorossi conquistavano lo scudetto: “Certo che ricordo le sfide di quegli anni, ben giocate tra due belle squadre che si fronteggiavano alla pari. Ma noi – conclude ironico – non avevamo bisogno dell’arbitro per vincere. Scherzo…”.

Decisioni. Il sorriso diventa espressione seria quando il caso dell’ultima giornata di campionato diventa spunto per affrontare la possibilità di introdurre la tecnologia al servizio degli arbitri: “Della moviola in campo penso tutto il male possibile, sarebbe un disastro – dice Platini -. Non credo sia una cosa bella fermare il gioco ogni minuto per vedere se c’è fuorigioco o fallo, rigore o calcio d’angolo, se la decisione dell’arbitro è stata giusta o meno: tutto questo romperebbe la fluidità del gioco e non sarebbe una bella cosa per il calcio di domani”. Un’opinione personale, che non inciderà sulla riforma auspicata invece dal nostro presidente federale: “Si tratta di decisioni dell’International Board: né di Tavecchio, né mie. Per il bene del calcio, spero però che non ci si arrivi mai“.
Addebito. Campioni di ieri e oggi, ma anche parlamentari vecchi e nuovi: al dibattito infinito su Juve-Roma, che ha contagiato la politica fin dal primo giorno con tanto di interrogazioni e prese di posizione da ogni partito e schieramento, si iscrive, intervenendo a “Un Giorno da Pecora” su Rai Radio2, anche l’ex ministro, di fede bianconera, Antonio Di Pietro: “Sono sempre tifoso della Juventus, anche se ogni tanto mi tocca stare zitto. Il cuore è il cuore, alla Juve voglio bene, è come quando hai un figlio: gli sei affezionato anche se fa delle cazzate“. La premessa è chiara, ma il prosieguo, mentre le domande incalzano, stupisce comunque: Si è vergognato dopo Juve-Roma? “Sì, certo che mi sono vergognato”. La Juve è stata favorita? “O Rocchi ha sbagliato oppure è proprio cieco“. Peggio Andrea Agnelli o Moggi? “Non lo so…“. Se lei, nelle vesti di Pm, avesse interrogato l’arbitro Rocchi, cosa gli avrebbe detto? “Ammetti l’addebito“.

Fonte: Corriere dello Sport

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