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Gargano resta a Napoli e si prepara all’esame del suo “vecchio maestro” Mazzarri

Quella con l’Inter sarà la partita di Rafa, certo, ma anche quella di Walter. Che però questa volta non è Mazzarri, no, bensì Gargano: sì, Walter Alejandro Gargano Guevara, come il Che, uno che il 19 ottobre a San Siro, per mille motivi tecnici e anche personali, darà più dell’anima. C’è da scommetterci. Il primo passo verso la grande sfida è andato in scena ieri: ancora una volta niente Nazionale, per scelta personale, e via a lavorare insieme con Benitez e il gruppo. Di corsa. Senza mai rallentare.

E allora, più azzurro che Celeste. Con tanto di comunicato ufficiale del club: “Gargano ha chiesto alla Federcalcio uruguaiana di poter rimanere in sede ad allenarsi, saltando così le amichevoli con l’Arabia Saudita e l’Oman”. Adios Uruguay e trasferta mediorientale (articolata tra venerdì e lunedì): per le prossime due settimane, Walter farà il sultano a Napoli. Per la cronaca, è la seconda volta di fila che il centrocampista uruguaiano rinuncia alla convocazione di Tabarez: anche a inizio settembre il Mota chiese e ottenne il permesso di evitare le due amichevoli in Corea e Giappone.

Tutto sull’Inter, insomma. All-in: di emozioni, ricordi e anche contingenze. Piacevoli e non: la sua parentesi nerazzurra della stagione 2012-2013, infatti, si aprì proprio perché Mazzarri decise di puntare dritto su Inler e Behrami, tra l’altro richiesto in prima persona, e le aspirazioni di continuità di Gargano non trovarono grandi riscontri nella realtà. Tra l’altro, l’ostilità che una frangia dei tifosi azzurri continua a nutrire nei suoi confronti, nacque proprio in quel periodo: nel bel mezzo della sua presentazione ai media, Walter raccontò un episodio dell’infanzia sottolineando la sua simpatia nei confronti dell’Inter – “Alla playstation la sceglievo sempre” – e a Napoli la presero male.

Il suo sacrificio da irriducibile e le ottime prestazioni messe in fila sin dalla Champions, argomenti che da esubero l’hanno trasformato in un titolare, hanno però aiutato a ricomporre la frattura quasi del tutto: la maggior parte del popolo del San Paolo ha ormai dimenticato e ha ricominciato ad acclamarlo e gratificarlo, proprio come Rafa dopo la bocciatura di un anno fa, ma nel frattempo i contestatori integralisti non accennano a recedere dalla propria posizione. Pace quasi fatta. Sì, quasi. In attesa di San Siro: il prologo che potrebbe anche diventare l’epilogo.

Fonte: Fabio Mandarini “Il Corriere dello Sport”

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