Home Copertina Caro Ringhio che predichi bene e razzoli male, te lo ricordi Ancelotti?

Caro Ringhio che predichi bene e razzoli male, te lo ricordi Ancelotti?

Aurelio De Laurentiis avrebbe fatto firmare il rinnovo, fino al 2023, a Gennaro Gattuso, il giorno dopo Napoli-Atalanta del 17 ottobre scorso. C’era accordo su tutto, tranne su alcune clausole che non hanno mai convinto appieno l’allenatore calabrese. Tutto in mano ai legali del mister e firma rimandata di qualche mese. Col passare delle settimane, però, il rendimento altalenante del Napoli ha creato qualche dubbio al presidente, che ha deciso di rimangiarsi la parola data (stretta di mano) ed interrompere un progetto iniziato in estate, interamente strutturato sul disegno tattico di Gattuso (vedi acquisti Osimhen e Bakayoko) e la sottoscrizione del direttore sportivo Cristiano Giuntoli, anche lui finito sul bancone degli imputati.

Un datore di lavoro ha tutto il diritto di dubitare di un proprio dipendente ed eventualmente ricercare un profilo considerato di maggiore affidabilità o talento. In modo analogo, un dipendente può sedersi a trattare con un datore di lavoro diverso che offre più soldi o un progetto più interessante. Il discorso di Gattuso non sta in piedi; nessuno gli ha mai chiesto “di non parlare con altri” e quindi non deve inventarsi morale. Tra l’altro, il suo contratto scade il 30 giugno 2021 e se la firma stenta ad arrivare, allora De Laurentiis ha tutta la facoltà di cercarsi un altro allenatore, in vista della nuova stagione dietro l’angolo.

Gattuso non può pretendere correttezza. Non è stato corretto lui quando ha incolpato i propri giocatori di peccare di cattiveria e “veleno che non si compra al supermercato”, dandoli in pasto ad una stampa affamata di capri espiatori e già esageratamente accanita verso i troppo docili calciatori del Napoli. E non è stato nemmeno corretto quando si è seduto a trattare con De Laurentiis dopo l’ammutinamento del 5 novembre 2019; l’allenatore in carica era il suo carissimo amico e “padre calcistico” Carlo Ancelotti, che non sapeva nulla dell’imminente insediamento di Gattuso come suo successore (rimpiazzo). Quindi, caro Ringhio, che predichi bene e razzoli male; evita di spogliarti di uno dei pochi meriti che ti viene riconosciuto: la lealtà.

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