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EDITORIALE – Napoli, ecco i motivi dell’involuzione

Il Napoli si è fermato ieri sera al San Paolo contro un Sassuolo tutt’altro che irresistibile. Fatale è stato il palo preso allo scadere da Callejon che avrebbe detto altro in chiave verticistica. Eppure , a prescindere dal singolo episodio sventurato è una concatenazione di eventi a spiegare la crisi involutiva di gioco e risultati che attraversa il Napoli di Sarri. Tra le mura amiche da oltre un mese non riesce a vincere. Era il 25 ottobre di quest’anno, avversario l ‘Empoli sconfitto 2-0 in quell’occasione a Fuorigrotta. Come recita una famosa canzone degli ultras napoletani, è passato troppo tempo, un’eternità da quel giorno per una squadra cha abbia ambizioni seppur minime di vertice. La vetta è a ben otto punti, la zona Champions a 4, i goal presi sono finora tanti rispetto alla passata stagione, adesso sono ben 15. Per delineare un quadro esaustivo del momento bisogna esaminare le cause scatenanti e le concause che hanno portato a questo nonchè i soggetti interessati che hanno generato una tale involuzione. Evidente che l’infortunio occorso al polacco Milik oltre 40 giorni fa abbia privato il Napoli della sua principale ed unica bocca di fuoco. Da questo non si può affatto prescindere. La sua alternativa in attacco è , o meglio  doveva essere Manolo Gabbiadini. Il centravanti in questione, nella passata stagione al servizio di Sarri seppur senza esser impiegato tantissimo si era comportato degnamente sia in termini realizzativi che di prestazioni sul campo. A vederlo in questo campionato sembra un lontano parente di sè stesso. Il ragazzo appare spaesato , quasi svogliato. Di certo la gestione tecnica non lo ha aiutato. Sempre in discussione e mai impiegato continuativamente per due partite, spesso sostituito a gara in corso dall’allenatore. Il ragazzo aveva chiesto di essere ceduto e di comune accordo con la società azzurra aveva cercato in estate un’ altra squadra. Alla fine , per mancanza dei tempi tecnici e di un suo sostituto che il Napoli ha invano inseguito, si è scelto di continuare. Errore fatale poichè il matrimonio probabilmente era già finito per ambedue le parti. Anche per Sarri, considerando la poca fiducia che ha riposto su Gabbiadini. Il tecnico toscano sta palesando dei limiti gestionali. Affidarsi sempre allo stesso nugolo di giocatori e trascurarne altri si sta rivelando un pericoloso boomerang vista la rosa omogenea e profonda messagli a disposizione. Risultato?: titolarissimi stanchi soprattutto mentalmente e logori nel ripetere sempre ossessivamente lo stesso spartito tattico e panchinari  sfiduciati e disabituati  alle gare agonistiche.  Di questo avviso sicuramente la società partenopea, che in evidente disaccordo ( che gli andava manifestato in privato) con l’allenatore  auspica un maggior impiego degli acquisti esosi dell’estate come di tutto il resto della rosa. Finora mai impiegato il croato Rog, giovane centrocampista croato molto talentuoso e Tonelli, entrambi nazionali. Poco utilizzati anche Strinic, Giaccherini e Maksimovic, costato circa 30 milioni di euro l’estate scorsa a De Laurentiis. Se Sarri, da persona intelligente quale è e da tecnico eccellente quale ha dimostrato di essere saprà far tesoro dei suoi peccatucci e saprà instaurare un colloquio proficuo col presidente (da cui parimenti dovrà essere supportato) potrà mettere un freno a questa crisi, altrimenti saranno dolori per i tifosi più caldi d’Italia.

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