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EDITORIALE – Una vittoria può valere più di mille parole

Non può certo restare nel silenzio la lunga chiacchierata concessa in settimana dal presidente De Laurentiis. Servono ora i tre punti contro la Lazio per mettere a tacere le polemiche.
Ad ognuno il suo. Al Presidente il microfono, a Sarri il campo. Il primo si trova sempre a suo agio davanti alle luci della ribalta di una sala stampa mentre l’altro preferisce le luci artificiali del campo di calcio per esprimere i suoi pensieri. Non saranno certo rimaste inascoltate le tante parole e i tanti argomenti messi sul piatto dal Presidente azzurro Aurelio De Laurentiis che, in stile quasi berlusconiano, ha lasciato in eredità ai posteri il suo ennesimo discorso politico. Pane per i denti aguzzi dell’opinione pubblica e della carta stampata capace di interpretare, come sempre, a modo suo, pezzi di discorso estrapolati quasi ad arte nel contesto del fiume di parole a cui il presidente non si sottrae mai. Sarri è passato da vittima di una campagna acquisti deficitaria a carnefice per non aver voluto alcuni profili proposti dalla società. Tutto vero e tutto falso allo stesso tempo. Premesso che nessuno poteva immaginare che dopo poche giornate Milik si sarebbe inserito così bene negli schemi di Sarri ma che, ahi noi, si sarebbe anche rotto, la società ha seguito la logica tecnico-tattica del suo allenatore evitando di prendere giocatori non funzionali come hanno fatto altre società (ogni riferimento all’Inter è puramente casuale….o forse no…).
Questa logica, espressa da De Laurentiis in maniera equilibrata, è subito diventata la spada di Damocle sulla testa di un tecnico ritenuto integralista e capace di rifiutare fior fiori di attaccanti. Sarri è tutto fuorché un carnefice ma rischia di diventare vittima se i risultati non lo accompagneranno. Perché tra le righe è innegabile che il Presidente insista con il suo tecnico nel tentare, come faceva Berlusconi con Ancelotti e suoi successori, di imporre o proporre qualche sua idea o pallino. Uno su tutti Manolo Gabbiadini ritenuto, da “padre bonario”, vittima degli schemi quando invece il ragazzo appare più vittima di se stesso e del suo carattere introverso. Nessuna parola invece di De Laurentiis per il figlioccio Insigne che, più di Gabbiadini, avrebbe avuto bisogno di una pacca sulla spalla e che invece è finito fuori dai pensieri del Presidente. Dopo il bastone e la carota di Sarri, questi silenzi di De Laurentiis fanno forse più rumore dei rimproveri post-Torino del tecnico toscano o di quel pugno al terreno di Istanbul dopo l’ennesima occasione gettata al vento da Lorenzo a pochi minuti dalla fine. Poteva essere alla fine la vera sliding-door della stagione del folletto di Frattamaggiore.
In vista della sosta c’è un solo modo adesso per rasserenare l’ambiente e non vivere quindici giorni di polemiche: conquistare tre punti contro la Lazio domani sera. Una vittoria del Napoli sarebbe infatti non solo ossigeno puro per la classifica e la squadra ma anche la risposta sul campo di Sarri fino alla prossima disputa, intesa latinamente come discussione di pro e contro e non lotta o divergenza, con Cicerone Aurelio.

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