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EDITORIALE – Napoli tra sacro e profano: il miracolo di San Gennaro e l’ascesa in paradiso dell’Arcangelo Milik

Un meraviglioso risveglio è toccato stamane ai tifosi del Napoli. Il sole che alto si è levato nel cielo ha riscaldato con dolci raggi lucenti il viso dei supporters partenopei, colorandolo con un magnifico quanto grande sorriso azzurro, lo stesso di chi può guardare tutti dall’alto verso il basso. Oggi però non è solo uno dei tanti lunedì sparsi lungo un intero anno. Oggi è lunedì 19 settembre. Una data non comune a Napoli, giorno in cui ricorre il miracolo della liquefazione del sangue del Santo e patrono cittadino San Gennaro. Storia e fede che convergono e riuniscono un numero altissimo di fedeli anno dopo anno che, sospinti da fede incrollabile, alimentano di passione e vita la ritualità religiosa. Preghiere e voti confluiscono al Santo perché possa intervenire e migliorare le condizioni di chi ne invoca un intervento divino.

Napoli è sospesa tra il sacro e il profano, da una parte l’attesa del miracolo del Santo patrono e dall’altra il sentimento di giubilo per un lunedì da capolista inaspettato. Sentimenti ed emozioni che scorrono attraverso gli stessi vasi sanguigni e che sgorgano unitamente al cuore, centro di ogni fede e di ogni speranza, centro da cui tutto nasce e vive attraverso la semplicità di un battito. Permetteteci allora la blasfemia di aggirare il problema, di non restare più sospesi tra sacro e profano e di unire le due arti attraverso giochi di parole e di fantasia che al termine della giornata il vento condurrà via per dar spazio ad un nuovo giorno. Peccato infondo sarebbe crederci, paradisiaco invece è sorriderci su qualche minuto per poi rimettere al posto loro le cose con il dovuto rispetto.

Il miracolo di San Gennaro – Sangue che da solido diviene liquido. Questo il miracolo che il patrono di Napoli celebra il 19 settembre e a cui tutta la città presta attenzione e devozione, per il quale festeggia sospinta da fede profonda. Insomma Napoli è abituata al concetto miracoloso che anche ciò che è solido e che sembra quindi indissolubile possa essere disciolto, essendo esso autenticamente un miracolo o un artifizio. Eppure in tanti questo pensiero così soave e profondo lasciato in dote da San Gennaro l’hanno dimenticato, impolverandolo con l’arrendevolezza di chi si sente sconfitto in partenza ancor prima di cominciare. Nulla di più sbagliato e perverso intellettualmente, chinare il capo prima ancora di esserne costretti è il primo passo della schiavitù e l’ultimo della libertà. Eppure di esempi virtuosi ne sono esistiti molti, lo stesso Gennaro divenuto poi Santo fu martire delle persecuzioni anti cristiane di Diocleziano e decapitato il 19 settembre del 305. Preferì insomma perdere la propria vita in modo violento piuttosto che accettare le prepotenze e il potere dittatoriale altrui. Non poteva quindi esserci data migliore se non oggi, per celebrare un nuovo primato in classifica, per prendere coscienza che infondo anche la torre di Babele bianconera potesse essere liquefatta provando il sapore della sconfitta, che anche se in attacco può schierare Giudahin (scusate l’errore, intendevamo Higuain) non significa assolutamente che abbia vinto le partite già prima di giocarle così come il campionato. San Gennaro ancora una volta protegge Napoli – così come accadde nel 472 in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio – e la conduce verso la salvezza spirituale e del corpo. Napoli e il Napoli conoscono ancora le brezza del primato, le vertigini della vetta pur senza il suo ex re. Giudahin dopo il terzo anno ha tradito e lasciato la causa azzurra, lasciandosi ingolosire dalla possibilità di aggiungere facilmente ai già tanti 30 (denari) e più scudetti bianconeri, un nuovo tricolore che potesse portare il suo nome. Il cielo di Napoli si è oscurato ma lo stesso è stato squarciato d’azzurro dalla venuta al San Paolo dell’Arcangelo Milik, capace con tre doppiette di ascendere al paradiso dei tifosi del Napoli battezzando le loro nuove aspirazioni di gloria e successo. Non ci sarebbe potuto essere un testamento migliore dopo la perdita di Higuain, la sua cessione ha difatti permesso di reclutare molti più apostoli in grado di condurre il verbo azzurro in giro per l’Italia, cercando di catechizzarla al sogno scudetto partenopeo.

La regola del 3 – Tre per molti rappresenta il numero perfetto. La scuola pitagorica, il movimento filosofico e scientifico nato nel I secolo avanti Cristo, lo considera tale in quanto sintesi del pari (due) e del dispari (uno). Tre come ad esempio le doppiette di Milik da quando veste la maglia azzurra, come i successi attualmente raggiunti in Serie A. Tre però sono anche le volte in cui durante l’anno avviene il miracolo di San Gennaro. Sempre tre sono e sarebbero gli scudetti che il Napoli avrebbe se la classifica attuale si ibernasse fino a maggio. Tutto tre-mendamente bello ed emozionante, che profuma di rivalsa ma soprattutto di gioia. Riprendere possesso delle proprie certezze attraverso fatti dalla veridicità schiacciante rappresenta una dose di autostima e rilancio personale a volte fondamentale per guardare avanti con ottimismo. La regola del tre colpisce ancora portando con se una scia azzurra sfavillante che ora occorre difendere con i denti dalle ambizioni altrui. Sangue freddo, cura dei dettagli e animo da guerrieri irriducibili, queste sono le chiavi che conducono al paradiso, al tesoro. Lo stesso tesoro di San Gennaro, non fraintendete però, che ha lasciato ai napoletani. Tesoro quantificabile nella fede e nella speranza che non esista male così grande che non possa essere abbattuto, che tutto possa essere disciolto e reso debole anche se apparentemente indistruttibile, che infondo sul napoletano ci sia un’aurea di protezione che lo accompagna sempre. Valori universali che confluiscono nella regola del tre, perché infondo l’inizio di ogni preghiera è rivolta al trio che lassù è una sola cosa.

Mettiamo da parte ora lo scherzo e i giochi di parole per tornare ad essere seri. La napoletanità oggi ha certamente goduto dal punto di vista calcistico e quindi profano, così come ha celebrato e onorato un simbolo della città così tanto radicato nella storia e personificato nella figura di San Gennaro. Una giornata di festa ed armonia, di pace ed amore, sentimenti che vorremmo fossero sempre vivi nella nostra società così come nel calcio. Infondo forse calcio e religione non sono poi mondi così diversi, siamo solo noi essere umani che a volte esageriamo andando oltre il lecito consentito.

 

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