Editoriale – Cari tifosi, domenica al San Paolo mi avete emozionato…

Lo ammetto: domenica non avevo voglia di andare al San Paolo. Amo il Napoli da quando sono nato e lo seguo per lavoro da oltre cinque anni. Ho vissuto due retrocessioni in serie B, stagioni di anonimato in cadetteria, il fallimento, l’inferno della C e la risalita senza batter ciglio, soffrendo ma al tempo stesso amando la maglia azzurra sempre di più. Eppure contro il Verona non volevo esserci in tribuna stampa, non avevo la solita passione e la solita voglia di lavorare ed al tempo stesso di godermi lo spettacolo.

La sonora (e meritata) sconfitta di Udine, le lacrime di Higuain, la sua squalifica per quattro giornate, l’allungo quasi decisivo della Juventus e le mille polemiche arbitrali mi avevano tramortito. Quando hai un sogno che sembra irrealizzabile, lo coltivi per tutta la vita nonostante il tifo per una squadra non da vertice e ti accorgi ad un certo punto che può diventare improvvisamente realtà, i sentimenti (nel bene e nel male) vengono triplicati. Mai avevo visto un Napoli giocare così bene, un Napoli così forte, campione d’inverno e ad un passo dallo scudetto. Un Napoli vicinissimo al tricolore, primo in classifica fino a metà febbraio ed unico inseguitore della Juventus dopo lo scontro diretto perso a Torino. Udine però è stata una delusione troppo grande. Il nervosismo della squadra, i sei punti di distacco dai bianconeri ed un miracolo quasi svanito mi hanno fatto stare male per giorni e giorni, fino alla vigilia del match tra Napoli e Verona.

Decido comunque di andare allo stadio ed alle 12.30 sono dentro. Gli spalti iniziano lentamente a riempirsi, le squadre entrano sul terreno di gioco per il riscaldamento ed a regnare è il silenzio. Poi però arrivano le ore 15, le squadre ritornano in campo per dare il via all’incontro e succede l’impensabile: tutti i settori iniziano a cantare gli stessi cori all’unisono con una forza impressionante, un boato pazzesco accompagna l’ingresso di Hamsik e compagni sul manto erboso, l’inno della serie A viene fischiato con una rabbia ed un’intensità più uniche che rare. Curva A e curva B sostengono dal primo minuto gli azzurri e non smetteranno fino al triplice fischio. Una passione indescrivibile, una carica fuori dal normale, mai vista prima se non nelle storiche serate di Champions League. Il mio stato d’animo cambia repentinamente: il cuore mi batte a mille e gli occhi si riempiono di lacrime. Quei tifosi, dopo una settimana infernale, dopo aver visto quasi sfumare il loro sogno storico, avrebbero avuto tutto il diritto di essere “intontiti”, delusi e silenziosi, ma non l’hanno fatto.

Per la prima volta ho vacillato, ma il pubblico partenopeo mi ha subito riportato in carreggiata. Mai ho visto in altri stadio un sentimento del genere. Quello dei napoletani per il Napoli è un amore viscerale, innato, senza limiti e disinteressato. Non esiste categoria o obiettivo sfumato che tenga. Il popolo azzurro ha già vinto, perché il calcio é principalmente amore ed attaccamento alla maglia e non soltanto trofei da mettere in bacheca. Cari tifosi vi ringrazio, perchè siete, anzi siamo, il pubblico più bello sulla faccia della Terra.

Antonio De Filippo

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