Cos’hanno in comune Koulibaly, Jorginho e Insigne? Oltre l’età, essendo tutte e tre del 1991, anche una grande capacità di risollevarsi e farsi valere.
C’è chi ha storto più volte il naso quando in campo sono entrati loro: il primo perché si pensava non essere un difensore all’altezza del Napoli, troppo acerbo e soprattutto discontinuo. Mister Sarri gli ha dato fiducia contro la Sampdoria, ma soprattutto contro il Bruges In Europa League e il ragazzo ha ricambiato ampiamente dimostrando un’ottima condizione fisica ma in primis mentale.
Sembra essere rinato e diventato ormai il perno ufficiale della difesa azzurra, sarebbe davvero delittuoso non farlo giocare anche contro il Carpi, visto che ha ripetuto una brillante prestazione anche con la Lazio, conquistando gli applausi e la benevolenza di tifosi partenopei. L’allenatore sa e ha già detto molto sul suo giocatore, addirittura considerandolo un calciatore che, se imparasse quei due o tre movimenti che gli mancano, potrebbe vestire anche la maglia del Barcellona.
Si spera davvero che possa essere lui il primo a risolvere gli innumerevoli problemi difensivi, ritrovandosi il Napoli un campione in rosa costato, all’epoca, solo sei milioni di euro. Indubbiamente il suo valore si è raddoppiato.
Un altro giocatore delle file azzurre che ha avuto un po’ di problemi nell’ambientarsi ma soprattutto nel far vedere il proprio valore è indubbiamente Jorginho, il quale negli anni di Benítez ha giocato in un ruolo non propriamente il suo, a Verona, invece, riuscì a dimostrare il suo talento giocando come interno di centrocampo a tre, delineando le caratteristiche del regista con un fisico esile e quindi con delle carenze nei contrasti.
Nel nuovo modulo sarriano si è finalmente riscoperto, sbagliando pochissimi passaggi, appena nove, su oltre duecento riusciti e a meritarsi i complimenti di tutta la platea. È diventato così il faro azzurro, subentrando a Valdifiori, pupillo storico di Sarri che ha dovuto rinunciarvi grazie a questa piacevole scoperta.
A gennaio, per completare il parco attaccanti, è arrivato lui: Manolo Gabbiadini, calciatore polivalente (può giocare sia da esterno che da prima punta) che fa del suo sinistro micidiale l’arma in più, apprezzato da tutto il panorama italiano (e non solo) potrà trasformarsi effettivamente nella punta di diamante partenopea, il che darebbe sicuramente più responsabilità ma al contempo la gioia di poter essere sempre la prima scelta. Un futuro comunque roseo (o azzurro, che dir si voglia) per l’ex Samp e un investimento per la società fondamentale per la crescita e il valore da dare ai giovani.
E poi c’è lui, il cuore napoletano, Lorenzo Insigne che ormai sta diventando sempre di più leader della sua squadra. Non ha avuto sempre momenti difficili da quando ha indossato questa maglia, nell’agosto del 2011, si ricordano infatti i battibecchi con i tifosi e i pianti di frustrazione dopo il grave infortunio subìto lo scorso anno che lo ha tenuto fino ad aprile fuori dai campi di gioco, tra l’altro nel suo periodo migliore.
È cresciuto, maturato fino al punto da voler essere sempre schierato tra gli 11 titolari, convincendo prima Benítez e poi dopo Sarri che pur di dare il proprio contributo, è disposto a fare qualsiasi ruolo: trequartista, esterno alto e finanche terzino. Lo scugnizzo di Frattamaggiore ormai entrato di diritto tra i giocatori favoriti tra i supporters azzurri, tanti bambini e ragazzini sognano infatti di avere un futuro simile al suo, giocare cioè per la squadra del cuore e diventarne anche uno dei protagonisti.
Dopo Paolo Cannavaro, sicuramente serviva una voce napoletana in mezzo ad un coro così poliglotta ma che nel rettangolo di gioco si comprendono perfettamente. Nei suoi 163 cm di altezza si concentrano doti da assistman, goleador (due gol in quattro partite) e grandi polmoni.
Un campione che ormai è sul punto di sbocciare definitivamente, con lui questo Napoli ha un sapore davvero speciale.
Si mette così in scena la “carica dei ’91”, talenti che potrebbero definitivamente consacrarsi e portare ancora più in alto il club azzurro, che ha sempre, in fondo, creduto in loro.