Raspadori: “Le emozioni del gol alla Juve non riesco ad esprimere, difficile inizialmente arriva in una grande città”

    fonte foto: Instagram @giacomo.raspadori

    Ai microfoni del canale youtube ufficiale del Napoli ha parlato Giacomo Raspadori, raccontando all’interno del programma ‘Drive and Talk’ della sua storia, di lui e delle sue stagioni in azzurro. Queste le sue parole: “Quando sono in macchina è il momento delle chiamate, chiamo i miei genitori, poi la nonna, è la prima cosa che faccio. Faccio direttamente colazione al campo, quando mi sveglio la prima cosa che faccio è portare fuori il cane, poi mi metto in macchina per andare al campo e lì mangio qualcosa. Dal 2017 sono fidanzato con Elisa, io sono del 2000 e lei del 2002, e in estate facciamo 7 anni che stiamo insieme. Sono di un paesino nella provincia di Bologna, a 11 anni sono andato al Sassuolo, mio fratello giocava lì da un anno, abbiamo fatto diversi anni insieme, e ci accompagnavano mamma o mio nonno. C’erano poi altri ragazzi di Bologna, e in base alla disponibilità di mia madre si alternavano con i turni. Mio fratello è più grande di 3 anni, abbiamo iniziato a giocare a calcio insieme., lui ha iniziato piccolissimo, ma anche io, appena ho iniziato ad avere equilibrio. Ho cercato di imitare mio fratello e mio padre, in particolar modo mio fratello, e questo mi ha aiutato a crescere come calciatore. Ora lo chiamo, così abbiamo anche un aneddoto. Enri, sto andando ora ad allenamento, ho bisogno di un tuo aneddoto quando ho iniziato ad usare il destro proprio come il tuo. I primi anni che giocavo a calcio tiravo solo col sinistro, così come scrivevo, ed io non sopportavo il fatto che lui facesse tutti così bene col destro, quindi ho iniziato a fare anche io come lui, e nel tempo sono diventato quasi migliore col destro che col sinistro”.

    Suo fratello Enrico: “Si vedeva che già da piccolo ha sempre avuto dedizione, una passione infinita, una continua voglia di migliorarsi, e questo lo ha portato sin da piccolo ad avere questa voglia di imitare me, ma io a riguardo non ho nessun merito, è stato lui grazie a sé stesso ad arrivare a questo. Io non sono riuscito a fare quello che ha fatto lui. Siamo sempre stati insieme, qualsiasi sport lo abbiamo fatto. Alle volte succede che gli parlo di come ha giocato, dipende dalla situazione, anche se non è una cosa che mi piace fare, è più per chiedergli come sta”.

    Raspadori: “A Ping Pong giocavamo quasi a metterci le mani addosso, forse ha vinto più volte lui. Giocavo con la sinistra, ma ho giocato così tanto con la destra che poi mi sono abituato con quella. La prima chiamata dopo la partita di solito è proprio lui. Nel calcio professionistico ho giocato solo con Sassuolo e Napoli, prima ho fatto dai 6 agli 11 anni in una squadra del mio paesino. Il momento del gol alla Juventus è stato fantastico, l’ho percepito come un gol di tutti, è stata una sensazione che quando siamo tornati a Napoli mi ha fatto realizzare che cosa avevamo fatto. Poi ho sentito dire anche da Kvara che in quel momento abbiamo portato lo scudetto a Napoli. Quello è il momento in cui abbiamo capito che era ormai ad un passo, quella vittoria lì, con quel rientro, con la gente che ci fece percepire che era quasi fatta, sembrava fosse ormai cosa fatta. Oltre alla gioia del gol personale è stata la gioia di tutto, infatti faccio ancora oggi un po’ di fatica a parlarne, perché sono momenti speciali. Quello che ho visto fuori mi ha fatto realmente capire cosa avessi fatto. Quei momenti lì ti sembra di riviverli, se vedi un video o una foto, rivivi il momento, ti sembra di essere di nuovo lì. Non sono molto abituato alla città venendo dalla campagna, forse è stato ancora più difficile abituarmi ad una città grande come Napoli, che comunque dà l’impressione di essere caotica, ma è un caos organizzato. La gente di Napoli e le persone rendono tutto più semplice con la cordialità che hanno e il modo che hanno di vivere la vita. Quando arrivi in un posto nuovo non sai come comportarti, ma i napoletani riescono. Mi fa strano vivere in una città di mare, perché li vado in vacanza, mentre vedere il clima, il sole e il mare ti dà un’energia diversa, ti dà quella sensazione di spensieratezza. Ho tanti compagni che si sono avvicinati alla scelta dell’Università, e in tanti stanno capendo si può andare di pari passo tra il calcio e lo studio. La prima cosa credo sia la volontà, un modo ed una soluzione lo si trova sempre, perché nella vita penso ci debbano essere le cose difficili. Non è che se ti prendi quelle ore di studio al giorno ti alleni peggio, o se ti alleni tanto poi studi peggio. Quindi la visione di poter guardare oltre e di poter fare altro. Io credo che lo sport, ma penso di poter parlare per tutti, ti insegna lo spirito di sacrificio, il rispetto per gli altri, e sicuramente per me è stata una grande scuola di vita. Alle volte si pensa che il calciatore può essere non intelligente o non maturo, ma penso che ci sono persone che vivono cose che si sono trovate a dover maturare. La cosa che più tengo è che cerco di essere la miglior versione di me con le persone a cui tengo e alle cose a cui tengo, e penso sia questa la mia miglior dote. La mia ambizione sento di poter dire di esser visto dagli altri con gli occhi di come io vedo i miei genitori. Mi hanno dato tanto, e li ho sempre visti come un punto di riferimento, ma la cosa bella che mi hanno insegnato è che non li vedo come un punto di riferimento per noi, ma persone disposte ad aiutare chiunque. Essere visto dagli altri come una persona generosa, che gli altri sanno di poter contare su di me. Mi sento molto emozionato a diventare papà, è quasi difficile riuscire a raccontarlo. Fino al momento in cui non nascerà nostra figlia forse sarà difficile, non riesci ad essere lucido, le emozioni sono tante, e sono fuori controllo. Quello che è sicuro è che siamo felicissimi, e questo contribuisce ad essere sereni. Conoscendomi sarò un papà premuroso, sarò attento a cercare di riportare quello che è stato insegnato a me, il rispetto per il prossimo, e a non dare mai scontato nulla. Spero di essere in grado di riuscire a fare tutto questo. Io ed Elisa ci siamo conosciuti a Riccione, nella riviera romagnola, e ci siamo conosciuti perché cercavamo una persona per giocare a Beach Volley, e da un paio di giorni vedevo questa ragazza, e ho colto l’occasione per giocare questa partita, e lì ho conosciuto Elisa. In casa sono fastidioso, soprattutto da quando sono andato a vivere da solo mi piace essere sempre ordinato, ma in questo siamo molto simili e ci dividiamo le mansioni. Sono partecipe e mi piace esserlo, perché mi sembra una cosa normale dopo averlo visto in casa mia. Avendo visto mia nonna dire che io cucino è un insulto, mentre Elisa è molto brava, quindi cucina lei, però me la cava, in qualche modo a Sassuolo dovevo fare per sopravvivere. Arrivo sul campo almeno un’ora e mezza prima, poi faccio colazione, poi dipende, in alcuni casi si fa terapia, e poi un po’ di allenamento extra dopo. A colazione mangio di solito un toast col pane integrale, però alterno, tra yogurt greco, cereali ed altro. Da bere spremuta d’arancia, caffè ed acqua, anche lì sono variabile. Il mio secondo piatto preferito è pasta e patate, mentre il primo sono le orecchiette con i broccoli, che per me sono il top. Se non avessi fatto il calciatore è una domanda terribile, perché io è come se avessi percepito solo questa come strada per il futuro, ed avevo dentro di me la convinzione ci fosse solo quella. Mi piacciono tantissime cose, ma solo sul calcio avevo il focus, tipo da piccolo andavo col nonno a tagliare l’erba, mi sarebbe piaciuto fare anche quello, ma non ho mai avuto la possibilità di pensare ad altro. Non sono mai stato presuntuoso di dire che sarei arrivato, forse questa forte passione dentro di me non mi ha mai fatto pensare di poter fallire, ed è stato una mia forza questa, mi ha sempre dato la consapevolezza di avere il momento nel percorso”.

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